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Diario dal pellegrinaggio in India sulle orme di Shri Caitanya - visita al sito archeologico e lezione nel parco


21/02/11 mattino: visita al sito archeologico di Mahabalipuram e lezione nel parco.
di Anantadeva das

La mattina del primo giorno pieno del nostro soggiorno a Mahabalipuram inizia con il canto del Santo Nome sulla spiaggia di fronte all'Hotel che ci ospita. Da li è possibile meditare con lo sfondo di un tempio millenario, lo Shore Temple, che i ricercatori datano VII secolo d.C. Dopo la colazione ci dirigiamo presso uno dei luoghi archeologici forse più importanti dell'intera India, dove risiedono reperti di grande valore artistico, come ad esempio l'Arjuna Penance (Le ascesi di Arjuna), un basso rilievo direttamente scolpito nella roccia che raffigura la creazione e la discesa di Ganga Devi sulla terra. Ci introduce al luogo Mukundacandra Prabhu, con notizie e dettagli davvero notevoli. Tutti i partecipanti apprezzano e ringraziano. Più tardi ci dirigiamo verso il parco interno, dove Shrila Gurudeva tiene la lezione.

 

“Nel Bhagavatam è detto che tutto ciò che riguarda Krishna è di buon auspicio, ovvero attraverso l'ascolto di avventure che riguardano il Signore e glorificando le Sue opere, la nostra mente si armonizza con la Mente universale. L'individuo si armonizza al Supremo: l'io a Dio. Viaggiare in questi luoghi di pellegrinaggio alla ricerca del sacro è il viaggio dell'anima, che ci permette di riacquisire i giusti parametri con i quali misurare il mondo. Senza di essi la vita è poco più che un naufragio e la persona si disperde nella tempesta dell'illusione; come conseguenza delle reazioni karmiche si perde progressivamente il senso, l'orientamento. Si diventa come foglie al vento se perdiamo coscienza della nostra giusta contestualizzazione, si smarrisce ogni contatto con la realtà se ci abbandona alle spinte dei sensi.

I guru, i sadhu, ci offrono con il loro esempio la dimostrazione di come sia possibile stabilire un costante collegamento tra il nostro intelletto e quello divino universale. I guru in tutte le tradizioni ci esortano a ritrovare il nostro rapporto con Dio, con il creato e tutte le creature, evidenziando lo stretto legame che sussiste tra il terrestre ed il celeste. Infatti, ciò che noi facciamo qui ed ora ha effetti in tutto l'universo. L'arte della realizzazione spirituale permette di formarsi e prepararsi al fine di poter prevedere e controllare questi effetti e, per riuscire in ciò, il primo passo indispensabile da fare è imparare a vivere con gratitudine verso il Signore e le Sue leggi, liberandoci da risentimenti e rancori e da ogni altro sentimento negativo. L'orgoglio, la superbia sono una malattia della coscienza, e la cura è la pratica della gratitudine.

Dal momento in cui facciamo nostra questa visione, l'esistenza diventa sempre  più facile perché siamo  instradati sulla via della purezza.Strumenti come quello dell'ascolto hanno una potenza purificatrice straordinaria, equivalgono a mettere un indumento sporco (la mente) in una bacinella di acqua e sapone; sentire parlare di Dio, della scienza della realizzazione spirituale, ci aiuta anche a prevenire, ad evitare di contaminarci. Dobbiamo tenere di conto che finché siamo in un corpo siamo soggetti a commettere errori, per questo la sadhana deve essere costante. La sadhana deve essere praticata con ardore ed energia.

Per questo motivo, venire in luoghi sacri come quello in cui ci troviamo, dove sono avvenuti fatti di grande potenza che hanno ravvivato in tante persone la capacità di connettersi al Supremo attraverso l'ascolto e il ricordo delle Sue azioni, è un dono davvero prezioso. La cosa più straordinaria che possiamo sperimentare oggi in questo luogo è rivivere i lila divini attraverso le raffigurazioni impresse nella roccia, che ci riportano in contatto con il Divino in noi. Krishna nella Gita ci dice che noi siamo della Sua stessa natura (XV.7), solo che siamo sconnessi dalla nostra realtà poiché abbiamo smarrito il rapporto con Lui, che è fonte di eterna vita e felicità totale, quella vera non relativa. Quella felicità che non dipende da nessuna causa esterna a noi e che dura nel tempo, continua, eterna. Il Divino ci offre questa soluzione di continuità e rende la gioia perenne. La beatitudine vera è quella che si rigenera di per sé e tal suprema gioia la possiamo sperimentare ad ogni passo della nostra vita, se rimaniamo connessi. Una felicità soave che ci permette di volare al di sopra delle miserie della vita incarnata.
Venendo in questi luoghi possiamo nutrirci del bello, ma dobbiamo saper collegare tale esperienza estetica al Suo creatore attraverso l'offerta nello spirito di devozione: bhakti.
Se non riusciamo ad avere pieno successo in questa impresa, quel che abbiamo realizzato e fatto nostro in questa vita ci resterà comunque come patrimonio per la prossima, dove ritroveremo un guru che ci aiuterà a continuare a crescere, e crescere con amore è meraviglioso. Bhagavan Shri Krishna in Bhagavad-gita VI.34 incoraggia Arjuna a ricercare persone che hanno realizzato la Verità e di avvicinarsi a loro secondo tre principali modalità: con umiltà (pranipatena), ponendo domande (pariprashnena) e servendo (sevaya). Pranipatena: il desiderio di stare ai piedi del Maestro con umiltà, sentendoci grati per l'opportunità che ci offre di assimilare un sapere per migliorarci continuamente, sapendo che il percorso non è facile. Certo, non possiamo evitare la lotta con le tendenze più negative e le forze più oscure, ma anche in questa lotta possiamo scegliere come orientare la nostra vita, poiché l'uomo dispone sempre del dono straordinario del libero arbitrio. Pariprashnena: ponendo domande a tutto tondo (pari) per centrare l'argomento che più ci sta a cuore. E poi il servizio, sevaya, che è indispensabile per comprendere appieno le risposte che ci dà il Maestro. Questo mondo è magico, non è quel che appare; come appare dipende dalla nostra attitudine. La migliore è quella del servizio. Il mondo diventa facile e meraviglioso se impariamo a diventare splendidi servitori: servire il Creatore attraverso le creature ed il creato, che sono assieme a noi i protagonisti nel gioco della vita.”

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