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Diario del seminario sulla Bhagavad-gita: il paradiso è aperto a tutti

Prabhupada desh, pomeriggio del 25 aprile 2011

Siamo arrivati al penultimo giorno di Seminario. In dono ci arrivano i diamanti di amore e saggezza degli shloka conclusivi del nono capitolo della Bhagavad-gita.

“Proclamalo pure con forza: il Mio devoto non perirà mai!” (Bg. IX.31). Qui Krishna ci spiega che la persona che si impegna nella pratica della Bhakti, offrendo ogni azione a Krishna, anche se commette un grave errore, ha gli strumenti per purificarsi e rialzarsi da quella temporanea caduta. Chi si dedica alla Bhakti, dice Krishna, non verrà mai sconfitto. “Molto presto si corregge e raggiunge una pace duratura”. “Coloro che si rifugiano in Me, anche se di bassa nascita, possono raggiungere la destinazione suprema” (Bg. IX.32). In questo shloka Krishna afferma con forza il declassamento di tutti i privilegi sociali, non perché l'umanità debba essere artificialmente ridotta a massa indistinta, ma perché tutti – a prescindere dalla propria storia e provenienza - hanno l'opportunità di raggiungere il vertice nella scala evolutiva della Bhakti.

Canti e danze del mattino

Il paradiso è aperto a tutti. La beatitudine è accessibile a tutti, purché ci si predisponga in modo corretto, e la giusta predisposizione è: bhakti nitya yukta, collegamento costante attraverso l'Amore. Chi invece si comporta in maniera adharma, cade da qualsiasi posizione si trovi e di nuovo torna nel girone della morte.

Siamo giunti all'ultimo shloka del nono capitolo della Gita, che è uno dei più importanti di tutta l'opera.

“Pensa sempre a me. Diventa mio devoto. Ogni sacrificio che fai offrilo a me. E sii rispettoso nei miei confronti. Perfettamente assorto in Me, vivrai in Me” (Bg. IX.34).

La Bhakti non è fatalismo. È un processo scientifico accuratissimo. L'Amore si sviluppa con la dedizione nel servizio”.

La lezione, che possiamo ascoltare per intero nella registrazione audio del Seminario, è proseguita con il programma di domande e risposte.

In che modo l'essere si corrompe e si degrada?

Se facciamo qualcosa di adharma ma se ci predisponiamo subito a correggerci, riusciamo facilmente a rialzarci. Ma se indugiamo in quell'azione sbagliata, correggerci sarà molto più difficile. E se poi agiamo reiteratamente in maniera adharma, si sviluppa una coazione a ripetere che renderà sempre più difficile liberarsi da quel condizionamento. La dannazione uno se la costruisce da solo, come una bomba fatta in casa che poi gli scoppia in faccia. Se la persona insiste a fare qualcosa che sa essere contaminante, sviluppa una tendenza perniciosa che la contamina e che la rende molto meno capace di comprendere i suoi errori e di correggersi. Le persone con le loro malefatte si creano da sole la loro prigione, il loro inferno. Non ne escono fintanto che non sono capaci di attribuirsene la responsabilità.

Ho visto persone uscire da situazioni terribili una volta che hanno deciso di applicare la loro volontà ad uno scopo sapiente, con una motivazione nobile.

Grande strumento di auto-correzione e di purificazione della psiche è la meditazione sul maha-mantra”.

Canto spirituale

A questo proposito Shrila Gurudeva ci legge una poesia di Tukarama, grande bhakta dell'India del sud vissuto (1608-1650).

"Colui che pronuncia il Nome di Dio camminando

guadagna ad ogni passo il merito di un sacrificio

il suo corpo diviene luogo di pellegrinaggi.

Colui che ripete il Nome di Dio lavorando

trova sempre la perfetta pace.

Colui che recita il Nome di Dio mangiando

ottiene il merito del digiuno

benché si stia cibando.

Se si desse in elemosina

tutta la Terra circondata dai mari

ciò non eguaglierebbe il merito

del ripetere il Nome.

Per la potenza del Nome

si conoscerà ciò che è inconoscibile,

si vedrà ciò che è invisibile,

si dirà ciò che è indicibile,

si troverà ciò che è introvabile.

Tuka dice:

incalcolabili sono i vantaggi ottenuti

ripetendo il Nome di Dio”.

Proseguiamo con domande e risposte.

Da dove proviene l'Amor primo di cui ci hai parlato in questo Seminario?

Come armonizzare la volontà di ascendere verso l'alto con l'ambiente esterno che sembra tendere in direzione opposta?

In che modo possiamo capire se siamo nel nostro sva-dharma?

La vita è una battaglia. Quali sono gli strumenti per vincerla?”

Shriman Matsya Avatara Prabhu

Al termine di questa giornata, ascoltando le poesie di Mirabai recitate da alcuni devoti e nostri corsisti, penso alla straordinaria misericordia che ci è stata concessa di essere qui. Non è facile riuscire a capire la grandezza del momento. Qui il Cielo sembra manifestarsi in Terra.

Shri Shri Gaura Nitai

 

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