Il ruolo del mito nella trasmissione del sapere tradizionale
Cari devoti,
i miei omaggi, glorie a Shrila Gurudeva e a Shrila Prabhupada.
Il 28 e il 29 maggio a Roma, Shrila Gurudeva ha incentrato il Seminario "La ricerca di Armonia nelle Relazioni" sullo studio di due grandi miti: Medea della cultura classica greca e Ganga della tradizione indovedica. Questi due miti li ha narrati, in maniera intensa e partecipata. E poi li ha posti in relazione non solo tra loro ma anche con fatti e tragedie della nostra contemporaneità: come l'uccisione di figli da parte delle loro stesse madri. Ha avviato in questo modo un'affascinante modalità comunicativa all'interno dei Seminari che va oltre il linguaggio razionale. Parlano le immagini, i simboli, gli archetipi, la forza immaginifica che costruisce la visione della Realtà.
Shrila Gurudeva vorrà approfondire anche in Seminari futuri questa particolare modalità espositiva. Consiglio a chi non ha partecipato di ascoltare la registrazione audio. Questo ascolto sarà importante da suggerire anche a coloro che non hanno un interesse specifico per l'India e che in questo modo, con la narrazione del mito così esposta che crea un ponte tra Oriente e Occidente, potranno avvicinarsi e imparare a conoscere la Bhakti nei suoi contenuti più universali.
Qui di seguito un estratto del Seminario.
Con affetto,
vostra servitrice,
Madhavipriya dasi
Shriman Matsyavatara Prabhu: “Il tema del tradimento è di importanza cruciale e riguarda tutti, donne e uomini, giovani e meno giovani. In questo contesto lo trattiamo ispirandoci al mito, ma non per relegare il tema ad un piano astratto, lontano dalla vita reale, anzi: prendiamo spunto dal mito per confrontarci con questo mondo, con noi stessi e con gli altri, con gli ostacoli, le crisi, le sofferenze e le tante passioni che, impastate con la fugace gioia, segnano la nostra esistenza. Il mito, con la potenza delle sue immagini archetipiche, può aiutarci a guardare alle vicende umane, alle speranze e ai fatti della cronaca, presenti e passati, con maggior ampiezza di vedute. La sua forza e capacità d'insegnamento sono sicuramente non inferiori rispetto a quelle della mera logica o semplice analisi razionale, perché il mito ci permette di proiettare sullo schermo della nostra mente un maggiore numero di significati sotto forma d'immagini, con la loro immediatezza e suggestione: vivide, penetranti, possenti. E' attraverso uno stato d'ispirazione o in virtù del mito che noi produciamo queste immagini e che le vediamo fiorire e vivere dentro di noi, con tutto il loro formidabile portato educativo. Immagini che hanno una loro storia e che al contempo ci aiutano a proiettarne i contenuti sullo sfondo della nostra storia con più acuta e penetrante visione, con più alta consapevolezza e capacità discernente. Nel mito riconosciamo che cosa dobbiamo combattere o amare, perché con chiarezza emergono chi sono i demoni, i terribili titani, gli asura, e comprendiamo chi accogliere quando rifulgono figure celesti, luminose, il cui pensare e agire sono costruttivi, creativi e benefici per tutti.
Uno dei grandi limiti dell'uomo moderno è che tende ad improvvisare la sua opera, banalizzandola; raramente si dedica a profonda e matura elaborazione, poco s'ispira ai grandi del pensiero, e così manca di trarre sufficiente vantaggio dall'esperienza altrui e da quel tesoro di sapienza al quale si può attingere se solo si sa ascoltare il mito e leggere la storia. L'uomo e la donna di oggi hanno difficoltà a decodificare il mito, perciò non se ne sente quasi più parlare. È come se per l'uomo contemporaneo i grandi classici quasi non esistessero. E quando i classici non sono presi a modello, la persona si trova da sola a dover costruire la propria storia, senza virtuosi esempi cui mirare e con il rischio di commettere così tanti e gravi errori da non saper più come fare a tirarsi fuori da situazioni di sofferenza indicibile. Come uscirne se manteniamo una visione limitata al nostro ego, se non abbiamo punti di riferimento di valore? Come uscirne se pensiamo che le sole nostre esperienze ci permettano di comprendere la totalità della vita? Se crediamo che siano sufficienti per conoscere e per conoscerci in profondità, quando invece noi rappresentiamo soltanto un puntino nella galassia dell'umanità e nella Storia del mondo? Se ci predisponiamo all'ascolto del mito, possiamo estendere il nostro orizzonte concettuale, possiamo imparare quel che il nostro limitato ego non ci permette di capire, di vedere.
Con il mito possiamo entrare con maggior consapevolezza in quella grande fiumana che è lo scorrere delle vite: cambiano i nomi, cambiano i tempi, ma le strutture archetipiche che muovono uomini e donne e che costruiscono la storia sono fondamentalmente le stesse. La storia si struttura sulla spinta delle passioni e degli ideali umani. Sono le passioni che portano conflittualità, odio, rancore, finanche al sentimento più distruttivo che è quello della vendetta, come vedremo nel mito di Medea. Per ridurre il conflitto ed evitare le piccole e grandi tragedie umane, occorre acquietare le passioni, attingere ad energie e forze superiori della psiche e della componente umana, fino a riscoprire le risorse infinite del sé spirituale. Energie che purificano, illuminano, armonizzano, quando l'uomo entra in contatto con la sua natura divina. Da qui origina lo spirito religioso, portatore di una conoscenza che salva, che libera e, soprattutto, che ama: Bhakti, fede che ama”.