Caro Aniruddha Prabhu
Caro Aniruddha Prabhu, omaggi. Tutte le glorie a Shrila Gurudeva e a Shrila Prabhupada!
Ieri ho avuto la possibilità di venirti a trovare. Lo desideravo intensamente ed è stato possibile.
Volevo stabilire un contatto più profondo con te, per essere più sicuro di rimanere con te al momento della tua dipartita.
Che grande fortuna averti incontrato, aver testimoniato il tuo amore filiale per la cara Licia, la tua schiettezza, la tua lealtà e trasparenza, il tuo affetto spontaneo per il nostro Amato Shrila Gurudeva.
Ho avuto una fortuna extra-ordinaria, perché per la misericordia di Guru e Krishna ho potuto essere il veicolo di doni meravigliosi che il nostro Maestro ti elargiva, per starti vicino, per accompagnarti fino al molo da dove è salpata la bella e forte nave che hai costruito con la tua vita virtuosa e che ti porta verso Dio, Krishna.
Ho potuto mostrati l’attestato con il tuo Nome spirituale, che Gurudeva ha voluto donarti come passaporto per il mondo spirituale. Aniruddha, “Indomito”, di nome e di fatto.
Arrivando nella stanzetta dell’ospedale dove il tuo corpo era ricoverato, ti ho visto sdraiato sul tuo letto, spossato. Assieme a me tante persone si sono unite in questo ultimo saluto. Tante persone che sono state conquistate dalla tua semplice bontà, senza maschere e pose da teatro.
E uguale eri su quel letto: a cuore aperto, accogliente, profondamente gentile e premuroso verso gli altri. Nei tuoi grandi occhi c’era la speranza, la vitalità, la freschezza e la giovinezza. C’era anche una traccia di preoccupazione per un viaggio avventuroso che ti stava attendendo.
Ti ho detto: “Aniruddha, Gurudeva e Krishna ti Amano e ti accompagnano. Sono con te.” E tu hai risposto con meravigliosa franchezza, con cuore rombante e un filo di voce pressoché impercepibile: “Ne sono sicuro!” Che gioia e che sorpresa sentirtelo dire.
Gurudeva aveva per te un altro dono: una lettera aperta, piena di Amore, colma di una potenza che ha commosso tutti noi, che ci ha donato comprensione di ciò che stava accadendo, dell’inesistente distanza tra il temporaneo e l’eterno, tra il mondo e Dio, tra noi e gli altri.
Questa lettera parlava del vostro incontro avvenuto il giorno precedente, durante il quale, dopo tua richiesta, Ti ha concesso la sacra iniziazione, quella che adesso, come un faro, Ti sta conducendo verso Krishna.
Ebbene, nella mia memoria sempre rimarrà impresso il momento fuori dal tempo e dallo spazio nel quale ho potuto leggerti le Sue parole, che dissipano tutte le ombre e splendono come il sole di mezzogiorno. Ti ho chiesto se potevo leggertele e tu hai acconsentito. Mi sono accostato a te, col mio cuore vicino al tuo, e mi sono fatto strumento. Tu hai spalancato il tuo cuore, donando tutto te stesso a quelle meravigliose parole di luce, lasciando che si scolpissero in maniera indelebile nelle profondità più intime della tua persona. Quelle parole, sono sicuro, risuonano ancora e per sempre dentro di te. E io ringrazio Dio che esaudisce tutte le preghiere che Gli rivolgiamo e che mi ha concesso di servirti, carissimo amico.
Come il grande elefante Gajendra, afferrato dal terribile coccodrillo, in punto di morte rinuncia alla lotta e con la potente proboscide innalza al cielo un delicato fiore di loto in devota offerta a Vishnu, così tu rinunciando ad ogni egoica prudenza hai offerto il tuo dolce cuore purificato alle parole divine che ti venivano donate.
Quante persone sono oggi commosse per la tua partenza? Tantissime. Siamo connessi nell’eternità e continueremo a servirci reciprocamente ai piedi di loto di Guru e Krishna.
Tuo umile, eterno servitore,
Mukundacandra dasa