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Ricordando e celebrando Shrila Haridas Thakur

Cari devoti, vi prego di accettare i miei omaggi, glorie a Shrila Gurudeva e a Shrila Prabhupada.

Stamani Guru Maharaja Shriman Matsyavatara Prabhu ha tenuto una lezione commovente e bellissima per celebrare la ricorrenza della dipartita di Shrila Haridas Thakur.

E' stato un importante momento di condivisione, alla presenza di diversi devoti e corsisti che erano qui in occasione del primo seminario del nuovo triennio di Counseling Bhaktivedantico che proprio oggi è iniziato.

Consiglio a voi tutti di ascoltarla per intero quanto prima per approfondire la conoscenza della vita e delle opere di questo grande santo vaishnava, che può ispirarci nel sentiero verso l'autentico Amore divino.

Qui di seguito vi riporto alcuni estratti della lezione.

Con affetto,

vostra servitrice,

Madhavipriya dasi

La dipartita di Shrila Haridas Thakur

Haridas Thakur diffonde l'Amore per Dio

Oggi celebriamo la vita, le opere e gli insegnamenti di Sua Divina Grazia Haridas Thakur.

La vita di questo grande innamorato di Dio, è descritta principalmente in due opere: la Caitanya Bhagavata di Vrindavana das Thakur e la Caitanya Caritamrita di Krishnadas Kaviraja Thakur. Entrambi questi biografi, grandi bhakta e santi essi stessi, sono apparsi nel 1500, secolo che ha illuminato l'Europa con il Rinascimento europeo e che ha anticipato l'Illuminismo settecentesco e che, in India, ha visto l'apparizione in questo mondo di Shri Krishna Caitanya Mahaprabhu (1486-1534), grande figura divina, manifestazione stessa dell'amore puro di Dio. Shri Krishna Caitanya Mahaprabhu esprime il supremo amore spirituale, travolgente, appagante, che non lascia traccia di nessun bisogno o necessità se non dell'amore stesso.

Questo Amore non è una forzatura della mente o una maschera da mettere sul volto. Non si produce razionalmente distillando pensieri nella psiche. È un'energia che è già dentro di noi, ma fino a che non riusciamo ad attivarla resta più o meno sconosciuta e al suo posto la gente conosce la passione, le brame, l'appetito dei sensi, e li scambia per Amore commettendo così uno degli errori più tragici che si possa compiere nella vita. Ma quando il vero amore comincia a sgorgare dal cuore e si risveglia, si riconquista la piena coscienza di se stessi e di Dio, Shri Krishna. Si diventa allora consapevoli dell'amore divino e della beatitudine che tutto pervade, che ovunque si estende, che è onnipotente, sufficiente a se stessa, e niente di quel che può succedere all'esterno può disturbare quel flusso d'amore che sgorga dal cuore incessante, come un fiume in piena. E' un fiume più grande di tutti i fiumi esistenti. È il fiume travolgente dell'Amore. Chi invoca il nome del Signore con fede e intensità, viene travolto egli stesso da questo fiume divino.

“Krishnakirtana gana nartana parau prema-amritambho-nidhi”, così canta la laude in onore dei sei Gosvami, discepoli diretti di Shri Krishna Caitanya: essi nuotavano in un oceano di amore per Dio, ed è questo stesso amore che scorre tumultuoso nella vita di grandi santi come Haridas Thakur. Questo amore fluisce, come fluisce l'immortalità, come fluisce lo spirito.

Come nelle scienze del sociale s'insegna che se un bambino non riceve l'amore dei genitori diventa affetto da una forma di rachitismo psichico, così chi non gusta questo supremo amore soffrirà di una forma di rachitismo spirituale. E non c'è niente che possa sostituire quell'amore. I regali dei genitori non potranno sostituire l'amore di cui il bambino ha bisogno, e lo stesso vale per l'amore divino: uno potrebbe avere anche mille amanti, ma se rimane ancorato al piano mondano, non potrà gustare nulla che equivarrà per dolcezza, intensità e bellezza anche ad una sola goccia di quell'amore spirituale.

I piaceri effimeri si manifestano come lucciole in una notte d'estate, ma nel mezzo rimane il vuoto costante, mentre l'amore divino riempie il cuore, perfeziona l'essere, lo soddisfa pienamente. Descrivendo questo sublime amore, descriviamo anche la vita di Haridas Thakur, grande innamorato di Dio che partecipa a questo supremo sentimento spirituale con la vita intera, con il corpo, con l'anima.

Haridas Thakur si fece discepolo e scelse Shri Krishna Caitanya Mahaprabhu come Maestro. A volte mi prefiguro Haridas Thakur o Rupa Gosvami che incontrano il bhakta italiano San Francesco d'Assisi. Immagino i loro scambi di realizzazioni su quell'amore divino che tutti loro avevano sperimentato e che ha infinite sfumature. Chi potrebbe dire quante sfumature di colore ci sono in un diamante puro? 100, 1.000, 100.000? E' difficile definirne il numero, perché i colori sono infiniti e ancor più lo sono le sfumature dell'Amore. Quando i devoti del Signore si incontrano e parlano delle loro esperienze estatiche di Bhakti, quegli scambi possono andare avanti anche per giorni e per notti intere. Questi racconti sono talmente dolci ed attraenti che non si vorrebbe mai smettere di ascoltarli e di prendere parte a queste meravigliose condivisioni ed esperienze spirituali. Con questa consapevolezza e sentimenti nel cuore, Haridas Thakur e Sanatana Gosvami s'incontravano e parlavano a lungo delle loro esperienze, desiderando condividerle con altri per aiutarli a diventare felici, ma a volte non riuscivano a proseguire con questi racconti perché la loro voce si spezzava per l'estasi e torrenti di lacrime fluivano dai loro occhi.

Shri Caitanya Deva

Le prove che Haridas Thakur affronta nella sua vita

Nonostante la sua elevazione spirituale, c'erano purtroppo anche persone che denigravano Haridas Thakur, dicendo che aveva tradito la sua fede musulmana, come se Dio non fosse uno solo o se badasse alle etichette o formalità religiose, alle caratteristiche esteriori, alle uniformi o al colore della pelle. Dio è Amore. Chiunque può collegarsi a Dio se dispone di Amore. Tanti infatti difendevano Haridas Thakur dicendo: Haridas non ha abbandonato nessuna religione, anzi, ha conquistato lo scopo ultimo della religione che è l'amore per Dio.

Haridas Thakur aveva realizzato il divino amore ed immerso nella beatitudine cantava i santi Nomi e danzava, e agli occhi della gente comune sembrava un folle. Piangeva, rideva, abbracciava gli animali, gli alberi, la gente, perché vedeva ognuno come manifestazione di quell'Essere supremo che è infinito amore: “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, come canta Dante nella Commedia. “Nel ciel che più de la sua luce prende fu' io, e vidi cose che ridire né sa né può chi di là sù discende”: questo salire al cielo non è privilegio di chi è nato in famiglie con il sangue blu o di chi ha cultura mondana. Il grande privilegio che abbiamo tutti noi è che non ci sono privilegi: tutti possiamo innamorarci di Dio. Shri Krishna non potrebbe che essere equanime, altrimenti non sarebbe Dio. Sono in verità le nostre scelte che ci determinano, che ci posizionano in un certo livello di coscienza, che ci forgiano e che ci rendono quello che siamo: mostri o esseri magnifici, geni o illusi, malfattori o benefattori, afflitti da quella tristizia che è il buio dell'anima, quando c'è il vuoto dentro e non si coglie il senso della vita, o pervasi di quella gioia, fiducia, serenità, appagamento profondo che non si basano sulle cose, che non dipendono dal corso degli eventi esteriori e che sono la caratteristica principale delle persone risvegliate, illuminate.

Haridas Thakur era nella coscienza più alta che vi possiate immaginare: era un puro, fervente innamorato di Dio. Il suo volto riluceva sempre di serenità, di soddisfazione completa e di compassione per gli altri. C'era una sola cosa che lo faceva soffrire: vedere la sofferenza degli altri, ma ben diverso è quando soffriamo per noi, perché l'ego ci divora, perché la frustrazione per quel che non siamo riusciti a fare ci incalza, ci assale, ci rode, e quando invece soffriamo per gli altri, per la loro inavvedutezza ed incapacità di cogliere il senso della vita. Il devoto sa che la felicità è a portata di mano di tutti, ed è autentica quella spirituale che scaturisce dal servizio a Dio, ma le persone scambiano per felicità ciò che è soltanto fonte di sofferenza e si ostinano a sognare quello che non potrà mai trasmutarsi in realtà. In arte ci sono le cosiddette “prospettive impossibili”, e ugualmente impossibili sono le prospettive di coloro che cercano la felicità laddove essa non può esistere se non nella forma di miraggio.

Non c'è traccia di felicità autentica in questo mondo per coloro che sono veramente risvegliati. Lo hanno detto il Buddha, Gesù di Nazaret detto il Cristo, Maometto il profeta dell'Islam, i profeti della Bibbia. Questa dimensione psicofisica nella quale siamo immersi è solo un passaggio: che diventiamo re o paggi, cavalieri o scudieri, che diventiamo colti o restiamo ignoranti, nessuna di queste condizioni ci porta alla felicità, quella che i grandi geni dello spirito hanno chiamato la beatitudine, ananda, e per la quale hanno investito tutta la loro vita.

La vita umana è dono preziosissimo, e chi ha avuto la fortuna di essere giunto in cima alla scala evolutiva delle specie incarnate, dovrebbe prendere esempio da Haridas Thakur che ha dedicato la sua esistenza alla realizzazione spirituale, con umiltà e grande rispetto e affetto per tutte le creature. E pensate che c'erano persone malvagie che avevano tentato di ucciderlo, perché ai loro occhi era colpevole di aver abbandonato la fede musulmana: lo bastonarono a sangue in varie piazze di mercato, ma non riuscirono a farlo morire. Alla fine i suoi stessi aguzzini si resero conto di quanto grande fosse quella personalità che il khadi musulmano aveva ordinato loro di assassinare, pena l'uccisione di loro stessi e delle loro famiglie. Dopo averlo torturato a sangue, avendo preso coscienza del grave crimine che stavano commettendo, alla fine non riuscirono più a dare neanche un colpo ad Haridas Thakur, e non sapevano come salvare la sua e la loro vita. Haridas Thakur disse loro: buttatemi nel Gange, tutti penseranno che io sia morto, e voi non potrete essere incolpati di niente. E così fecero. Haridas Thakur si lasciò portare per chilometri e chilometri dalla corrente del fiume e approdò infine ad una spiaggia, guarì molto in fretta dalle grandi ferite che aveva riportato e continuò la sua vita dedicato al Sankirtana, tanto che divenne famoso come Nama-Acarya, il Maestro nel canto dei Nomi divini.

Perché barattare la realtà con l'illusione?

Dio è nel cuore e conosce i nostri pensieri profondi ancor prima che si siano attivati i nostri circuiti neurali. Krishna dice nella Bhagavad-gita XV.15: “Sono nel cuore di ogni creatura. Da me vengono la memoria, la sapienza, l'oblio”. Krishna si rapporta a noi nel modo in cui noi desideriamo e a seconda di come noi ci comportiamo. Se uno vuole, come si racconta nel Faust di Goethe, può anche vendere l'anima al diavolo, e ciò nella tradizione indovedica significa: lasciarsi risucchiare dalle sabbie mobili della prakriti, dal mondo psicofisico, dalla sua dimensione buia, ctonia, illusoria. Vendere l'anima al diavolo vuol dire barattare i piaceri dell'anima con i piaceri sensoriali, la realtà con l'illusione. Vuol dire vendere l'anima alle percezioni sensoriali. Chi ha venduto l'anima al diavolo, ha venduto la propria interiorità alla prakriti, dalla quale non si può ottenere nulla, perché l'energia del tempo che vige nel mondo ha il ruolo universale di demolire ogni struttura della materia, anche i più grandi imperi. Dove sono finiti l'Impero romano o il British Empire? Come dicè Gesù: stolto è chi accumula ricchezze in questo mondo. Qui i vermi rosicano qualsiasi cosa si sia messa da parte. E quando morirete cosa sarà di quegli pseudo tesori accumulati con avarizia, con invidia e avidità, se non addirittura con violenza e crimini? Andranno nelle mani di persone che a loro volta saranno rovinate da quei cosiddetti tesori che sono invero inconsistenti, falsi ed illusori.

Il tesoro dell'Amore divino

La dipartita di Haridas Thakur

Un giorno Shri Krishna Caitanya Mahaprabhu va a trovare Haridas Thakur nella sua capanna in prossimità dell'oceano a Jagannath Puri, città sacra da tempo immemorabile, e si rende conto che Haridas era arrivato all'ultimo momento della sua vita incarnata e stava per lasciare il corpo. Era così ferventemente impegnato nell'invocare il Nome divino che Shri Caitanya gli dice: ora riposati, non ti affannare, hai difficoltà a respirare. Esprimi piuttosto un desiderio e io te lo soddisferò. E così Haridas Thakur espresse un desiderio che mi commuove tutte le volte che ne parlo: desidero che Tu rimanga qui con me, voglio lasciare il corpo abbracciando i tuoi piedi di loto, stretti al mio petto. E così fu. Haridas Thakur lasciò il corpo in estasi con Shri Krishna Caitanya Mahaprabhu che lo teneva in braccio e lo inondava di lacrime d'amore e che poi si mise a danzare e a cantare assieme a tanti cari devoti che avevano appreso da Haridas la più grande lezione: come imparare a morire, come lasciare il corpo in un sentimento intensissimo di amore e beatitudine. Tanti sono gli esami preparatori, ma la morte è l'esame finale.

Shri Caitanya entrò nell'oceano e bagnò il corpo ormai senza vita di Haridas Thakur e invitò tutti i devoti a gettare acqua su quel corpo già puro per benedirlo ulteriormente. Si dice che da quel momento quella parte di oceano è diventata uno dei luoghi più sacri dell'universo.

Krishna das Kaviraja nella Caitanya Caritamrita dice: chiunque ricordi la gloriosa dipartita di Haridas Thakur ottiene la liberazione.

Shrila Namacarya Haridas Thakur, ki jay!

 

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