Karma e Dharma, fato e divina provvidenza: come influenzano la nostra vita?
Care devote e cari devoti,
Accettate i miei omaggi. Glorie a Shrila Gurudeva e Shrila Prabhupada!
Questa mattina, Shriman Matsya Avatar Prabhu ci ha offerto una riflessione che ha risvegliato tutti dal torpore. Con precisione e acutezza ci ha esortato a divenire sempre più consapevoli del contributo che possiamo offrire, per migliorare l’ambiente in cui viviamo. In modo realistico, ci ha fornito una visione delle responsabilità di cui farsi carico e dell’orientamento da seguire, grazie ai suoi insegnamenti e a quelli degli Acarya che lo hanno preceduto.
Di seguito, potete leggere una sintesi tratta dagli appunti che desidero condividere con voi:
“Gli shastra hanno rivelato con grande anticipo che viviamo in un’epoca di graduale declino morale dell’essere umano. Siamo testimoni di un decadimento sociale che si sta ripercuotendo sull’individuo e le sue relazioni con l’ambiente e gli altri esseri viventi. Un’epoca che annuncia il crepuscolo di una civiltà, sempre più caratterizzata dall’ipocrisia e dalla discordia. I valori e principi, che dovrebbero essere sostenuti da un comportamento virtuoso stanno crollando, venendo a mancare esempi nobili a cui riferirsi e da cui lasciarsi ispirare. Nei testi indovedici quest’epoca è chiamata “Kali Yuga” e quel che vi é predetto si sta manifestando sotto i nostri occhi. Non è frutto di suggestione o superstizione, basta guardarsi intorno: la corruzione è un male antico, che erode le fondamenta sociali. Scandali ai vertici dei sistemi bancari e finanziari, della magistratura, del clero, dei governi nel mondo ci fanno capire che è in atto un disfacimento morale a livello planetario. Il potere e il volere sono armi a doppio taglio e, quando mal esercitati, conducono all’abuso dell’autorità a discapito dei soggetti più deboli.
Bambini picchiati negli asili, anziani maltrattati nelle case di riposo, politici corrotti, insegnanti che abusano sessualmente di bambini a loro affidati; neanche le famiglie sono un luogo sicuro, un focolare nel quale trovare rifugio e amore. Le statistiche indicano che é nel contesto famigliare che si conta il maggior numero di omicidi, le cui vittime sono prevalentemente donne. Purtroppo, anche gli infanticidi rientrano ormai nelle nostre cronache quotidiane. In questo panorama sconcertante, fare finta di non vedere, non ascoltare, non parlare favorisce il malcostume e, soprattutto, rende complici.
Perché affronto l’inizio giornata offrendovi questa preoccupante riflessione?
Perché desidero aiutarvi a dirigere l’attenzione laddove conta!
Ritenete più importante pensare a dove andare in vacanza?
Il tempo è prezioso e va investito in maniera costruttiva, agendo nell’ambito delle nostre possibilità. Sapersi autocorreggere è il primo passo da compiere verso l’emancipazione umana e spirituale. Solo offrendo un esempio coerente possiamo divenire autorevoli agli occhi di altri, aiutandoli a correggersi a loro volta. La pietà vera la si manifesta nell’educare altri a trasformare attitudini e comportamenti distruttivi, senza andare oltre al nostro ruolo e responsabilità, cogliendone il confine.
Nei confronti del padre, un figlio non può relazionarsi sullo stesso piano. Ma se il genitore in questione è violento e inetto nel suo ruolo di educatore, è non solo legittimo ma doveroso prenderne prudentemente le distanze. Fingere di non vedere e non sapere è solo un rimandare il problema, sin quando sarà sempre più difficile porre rimedio. E chi non interviene potendolo fare, si fa carico di una grave responsabilità.
Purtroppo, molti sono coloro che preferiscono sguazzare nell’ambiguità per convenienza.
Gli antichi saggi parlavano di “provvidenza divina” e “fato”. in termini sanskriti potremmo tradurre con “dharma” e “karma”.
Queste parole non sono scelte a caso ed esprimono concetti che portano seco un’energia creatrice.
In epoca moderna ci si fregia di aver inventato l’intelligenza artificiale, che è appunto solo un artificio. Ma in tempi antichi è attraverso la conoscenza realizzata, divenuta sapienza, che saggi e santi hanno raggiunto le vette più alte della coscienza, offrendo insegnamenti universali, sempre attuali.
Il dharma corrisponde alla provvidenza divina, tramite cui il Signore Supremo dispone le cose a beneficio di tutti. Il karma (o fato) è la dinamica che attiva le conseguenze dell’azione nello spazio e nel tempo. Chi infrange il dharma sperimenta la sofferenza, che non è frutto di un dio irascibile, rancoroso, vendicativo. Prendiamo ad esempio la reazione di un bambino che si scotta e si arrabbia con il fuoco. La sofferenza è per molti la strada maestra per redimersi, scoprendo che anche il dolore ha una sua funzione evolutiva. Siamo noi a disegnare le coordinate del nostro fato e generiamo karma anche quando fingiamo di non vedere e non sentire, preferendo l’inazione all’azione e viceversa. i Maestri e Scritture ci offrono un orientamento di vita e gli insegnamenti per correggerci e divenire la migliore versione di noi stessi. Se una persona di cui avete grande stima e in cui riponete la più alta fiducia vi fa notare alcune criticità nel vostro comportamento, non ripiegatevi su voi stessi piagnucolando, ma cogliete l’insegnamento che vi sta offrendo: se avete capito non dovreste provare biasimo, bensì gratitudine.
E’ molto più benefico essere corretti, che non ricevere complimenti. Anzi, è bene diffidare degli adulatori.
Impegniamoci in ciò che favorisce la nostra evoluzione, consapevoli che il viaggio verso la perfezione è ancora lungo. Se aderiamo al dharma e agiamo ispirati dal Dharma (la divina provvidenza), sarà più facile evitare tentazioni e deviazioni sul nostro cammino, mantenendo un comportamento corretto, distinguibile dalla trasparenza, precisione e coerenza delle nostre parole e azioni. Impariamo a dire quel che è necessario, evitando falsità e ambiguità verso ognuno.
Quel che vi offro non sono principi di indottrinamento da abbracciare alla cieca, ma insegnamenti su cui riflettere, riconoscendone la veridicità e l’efficacia attraverso l’esperienza, facendoli vostri. Usate l’intelletto e sviluppate la capacità di discernimento, attivando la funzione metapsichica da cui osservarli. Siate attivi e propositivi e non lamentosi e passivi; non abbiate timore di Dio, perché non è Lui a restringere la vostra libertà, bensì le abitudini nocive a condizionarla. Krishna esorta Arjuna a compiere il proprio dovere di kshatriya, esortandolo ad agire senza dipendere dal risultato, sia esso vittoriao sconfitta. Offrendo a Krishna il frutto delle proprie azioni, Arjuna dedica a Dio il proprio impegno e corretto agire. Se aderiamo al dharma e offriamo a Dio il risultato delle nostre attività, sperimentiamo la grande verità che il karma è una funzione del dharma, così come il fato lo è della provvidenza divina, e che gli ostacoli che incontriamo sono i nostri limiti, superando i quali trascendiamo l’influenza della natura materiale e riconquistiamo il nostro status originario e spirituale.”
Bambini picchiati negli asili, anziani maltrattati nelle case di riposo, politici corrotti, insegnanti che abusano sessualmente di bambini a loro affidati; neanche le famiglie sono un luogo sicuro, un focolare nel quale trovare rifugio e amore. Le statistiche indicano che é nel contesto famigliare che si conta il maggior numero di omicidi, le cui vittime sono prevalentemente donne. Purtroppo, anche gli infanticidi rientrano ormai nelle nostre cronache quotidiane. In questo panorama sconcertante, fare finta di non vedere, non ascoltare, non parlare favorisce il malcostume e, soprattutto, rende complici.
Perché affronto l’inizio giornata offrendovi questa preoccupante riflessione?
Perché desidero aiutarvi a dirigere l’attenzione laddove conta!
Ritenete più importante pensare a dove andare in vacanza?
Il tempo è prezioso e va investito in maniera costruttiva, agendo nell’ambito delle nostre possibilità. Sapersi autocorreggere è il primo passo da compiere verso l’emancipazione umana e spirituale. Solo offrendo un esempio coerente possiamo divenire autorevoli agli occhi di altri, aiutandoli a correggersi a loro volta. La pietà vera la si manifesta nell’educare altri a trasformare attitudini e comportamenti distruttivi, senza andare oltre al nostro ruolo e responsabilità, cogliendone il confine.
Nei confronti del padre, un figlio non può relazionarsi sullo stesso piano. Ma se il genitore in questione è violento e inetto nel suo ruolo di educatore, è non solo legittimo ma doveroso prenderne prudentemente le distanze. Fingere di non vedere e non sapere è solo un rimandare il problema, sin quando sarà sempre più difficile porre rimedio. E chi non interviene potendolo fare, si fa carico di una grave responsabilità.
Purtroppo, molti sono coloro che preferiscono sguazzare nell’ambiguità per convenienza.
Gli antichi saggi parlavano di “provvidenza divina” e “fato”. in termini sanskriti potremmo tradurre con “dharma” e “karma”.
Queste parole non sono scelte a caso ed esprimono concetti che portano seco un’energia creatrice.
In epoca moderna ci si fregia di aver inventato l’intelligenza artificiale, che è appunto solo un artificio. Ma in tempi antichi è attraverso la conoscenza realizzata, divenuta sapienza, che saggi e santi hanno raggiunto le vette più alte della coscienza, offrendo insegnamenti universali, sempre attuali.
Il dharma corrisponde alla provvidenza divina, tramite cui il Signore Supremo dispone le cose a beneficio di tutti. Il karma (o fato) è la dinamica che attiva le conseguenze dell’azione nello spazio e nel tempo. Chi infrange il dharma sperimenta la sofferenza, che non è frutto di un dio irascibile, rancoroso, vendicativo. Prendiamo ad esempio la reazione di un bambino che si scotta e si arrabbia con il fuoco. La sofferenza è per molti la strada maestra per redimersi, scoprendo che anche il dolore ha una sua funzione evolutiva. Siamo noi a disegnare le coordinate del nostro fato e generiamo karma anche quando fingiamo di non vedere e non sentire, preferendo l’inazione all’azione e viceversa. i Maestri e Scritture ci offrono un orientamento di vita e gli insegnamenti per correggerci e divenire la migliore versione di noi stessi. Se una persona di cui avete grande stima e in cui riponete la più alta fiducia vi fa notare alcune criticità nel vostro comportamento, non ripiegatevi su voi stessi piagnucolando, ma cogliete l’insegnamento che vi sta offrendo: se avete capito non dovreste provare biasimo, bensì gratitudine.
E’ molto più benefico essere corretti, che non ricevere complimenti. Anzi, è bene diffidare degli adulatori.
Impegniamoci in ciò che favorisce la nostra evoluzione, consapevoli che il viaggio verso la perfezione è ancora lungo. Se aderiamo al dharma e agiamo ispirati dal Dharma (la divina provvidenza), sarà più facile evitare tentazioni e deviazioni sul nostro cammino, mantenendo un comportamento corretto, distinguibile dalla trasparenza, precisione e coerenza delle nostre parole e azioni. Impariamo a dire quel che è necessario, evitando falsità e ambiguità verso ognuno.
Quel che vi offro non sono principi di indottrinamento da abbracciare alla cieca, ma insegnamenti su cui riflettere, riconoscendone la veridicità e l’efficacia attraverso l’esperienza, facendoli vostri. Usate l’intelletto e sviluppate la capacità di discernimento, attivando la funzione metapsichica da cui osservarli. Siate attivi e propositivi e non lamentosi e passivi; non abbiate timore di Dio, perché non è Lui a restringere la vostra libertà, bensì le abitudini nocive a condizionarla. Krishna esorta Arjuna a compiere il proprio dovere di kshatriya, esortandolo ad agire senza dipendere dal risultato, sia esso vittoriao sconfitta. Offrendo a Krishna il frutto delle proprie azioni, Arjuna dedica a Dio il proprio impegno e corretto agire. Se aderiamo al dharma e offriamo a Dio il risultato delle nostre attività, sperimentiamo la grande verità che il karma è una funzione del dharma, così come il fato lo è della provvidenza divina, e che gli ostacoli che incontriamo sono i nostri limiti, superando i quali trascendiamo l’influenza della natura materiale e riconquistiamo il nostro status originario e spirituale.”
In spirito di servizio,
Vostra umile servitrice,
BalaRadhya dasi