La prima lezione sul Gange
Rishikesh, 3 ottobre 2011 mattina
Siamo finalmente vicini a Madre Ganga, poco dopo il ponte di Ramjhula, seduti su di una spiaggetta sotto l'ombra di un albero baniano, con una brezza leggera che ci sfiora: porta il prana del grande fiume. Qui Guru Maharaja tiene il primo darshana del Seminario.
“Athato yoga anushasanam: “Ora la disciplina dello Yoga”. Yoga città vritti nirodha: “Lo Yoga è il controllo delle variazioni della mente”.
E' una pratica difficile, specialmente per chi è soggetto ad instabilità psichica, emozionale ed affettiva, a cambi d'umore improvvisi, ma sono proprio queste persone che avrebbero più bisogno di dedicarsi a questa antica disciplina: arte e scienza del vivere. Una mente fuori controllo è il nostro nemico peggiore, così spiega Krishna ad Arjuna nella Bhagavad-gita.
Mentre ascoltate questi insegnamenti, che i grandi saggi e rishi nei secoli ci hanno trasmesso, contemplate Ganga Devi. E' un fiume immenso, la cui sacralità è onnipervadente. É qui, sulle rive di Madre Ganga, che dobbiamo stare in contemplazione e meditazione. Comincerete allora a sentire la voce del grande fiume, come la sentivo io quando sono venuto qui quarant'anni anni fa. E pian piano, tutte le false amenità di una vita fondata sulle apparenze si dissolvono e la visione diventa nitida.
I primi mantra in questa mia vita li ho cantati qui, sulle rive di Ganga Devi. In quest'acqua nuotavo, facevo le abluzioni, meditavo. L'India è cambiata molto da allora, ma qui sulla riva è come quarant'anni fa. Al tempo non c'erano auto, ma il Gange era identico; identiche queste rocce e questa sabbia finissima e brillante. Ero un appassionato studioso di psicologia e avevo letto che nella cultura tradizionale indiana vi era una psicologia primordiale collegata alla spiritualità, perché non può esserci elevazione spirituale se non si predispone correttamente tutto l'assetto mentale. Se la mente non è sotto il dominio del sé, niente si può comprendere dei mondi e della realtà invisibile, dell'essenza di ciò che esiste. Non è quel che si vede che più conta ma quel che non si vede. Ciò che si vede ha il suo sostegno in ciò che non si vede, come spiega anche il fisico David Bohme individuando due categorie di mondi: l'ordine esplicito e l'ordine implicito. Il corpo si vede, la mente non si vede, ma tutto quello che fa il corpo è un comando della mente.
Purtroppo generalmente le persone rimangono preda di passioni egoistiche e nell'arena della mente lottano forze sotterranee buie, ctonie. Noi siamo originariamente persone serene, appagate nel profondo, che conoscono i principi fondamentali della vita, ma questa comprensione viene meno a causa dei condizionamenti operanti che portano la mente fuori controllo. Il bene più grande che possiamo fare a noi stessi e agli altri è favorire il risveglio di questo sapere originario, e per questo è importante la disciplina dello Yoga e in modo particolare il Bhakti Yoga, la pratica dell'Amore spirituale”.
Una mucca si avvicina e fa capolino nel nostro gruppo. Si struscia contro qualcuno di noi per grattarsi, ci scruta nelle borse. E' dolce, affettuosa, è anche lei un rispettabile abitante di questi posti.
“Praticando gli insegnamenti dello Yoga possiamo imparare ad essere felici in ogni circostanza. Risvegliando la nostra consapevolezza spirituale, anche ciò che non ci è congeniale, non ci urta, non ci punge, non ci manda in agitazione perché non veniamo più travolti dal vortice delle vritti, le modificazioni automatiche della mente indotte dai condizionamenti.”
Shrila Gurudeva prosegue spiegandoci i condizionamenti più potenti che sono descritti negli Yogasutra di Patanjali. E poi ci fa ripetere tutti assieme: “Io sono Brahman, io sono Spirito”. Queste parole risuonano forte, fuori e dentro ciascuno di noi.
“Lo scopo dello Yoga è scoprire chi siamo.
Sono un re, ma per quanto?
Sono una bella ragazza, ma per quanto?
Sono giovane, ma per quanto?
Lo Yoga ci permette di andare oltre il mondo delle apparenze. Non è quella disciplina superficiale che in genere presentano in occidente, ed ora purtroppo anche qui hanno imparato a spacciarla come merce di consumo. Studiate, impegnatevi in sva-dhyaya e nella meditazione e attraverso lo studio e la pratica dello Yoga potrete andare in profondità, imparare a distinguere l'oro dall'ottone, la realtà dall'illusione. Oggi pomeriggio studieremo in che modo si leniscono attraverso lo Yoga le ferite psicologiche e come si superano i traumi che ci hanno reso dipendenti dai nostri condizionamenti”.
Facendo risuonare in noi la domanda che Guru Maharaja ci ha posto al termine di questa prima lezione, rientriamo con calma in cammino verso l'albergo. La domanda è: “Ciò che si sperimenta sul piano dell'Assoluto ha effetto anche sul piano del relativo?”.
Con affetto,
vostra servitrice,
Madhavipriya dasi