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La percezione del tempo durante il Canto del Santo Nome

Care devote e cari devoti,

Omaggi. Lodi e glorie a Shrila Gurudeva e Shrila Prabhupada!

Un paio di anni fa, ho partecipato con gioia alla celebrazione di Radhastami presso il Krishna-Balarama Mandir a Vrindavana. In quell’occasione, insieme ad alcune consorelle e confratelli, decidemmo di trascorrere la notte di veglia cantando ininterrottamente i Santi Nomi sino al mattino dopo. Sapevo che avrei dovuto combattere contro la stanchezza fisica, che la mente mi avrebbe invitata a desistere e riposare, ma rimasi determinata nell’intento di fare quell’esperienza così intensa. Ebbi un paio di momenti di cedimento, ma il desiderio di non sospendere quel canto in compagni di altri devoti e devote vaishnava ebbe la meglio. La mente dovette rassegnarsi nel lasciarmi assecondare quella voce interiore che vibrava in me. Quando guardai l’orologio, mi accorsi che le ore erano trascorse ed era ormai giunta l’alba. Il tempo si era fermato, la stanchezza fisica sembrava superata, le energie ritrovate e mi resi conto che il giorno e notte sfumavano l’unonell’altra in un continuum temporale. Shriman Matsyavatara Prabhu ha proposta oggi una riflessione sull’apparente scorrere del tempo che in determinate condizioni percepiamo fermarsi. Ripensando a quell’esperienza vissuta, ho compreso ancor di più il senso delle sue parole che riassumo come segue:

“Ho sempre avuto la sensazione che esistano diverse categorie di tempo; sin dalla più tenera età, la mia percezione del tempo è sempre stata variabile a seconda delle circostanze, degli impegni a scadenza o delle attività spirituali in cui ero totalmente assorbito con la consapevolezza del “qui e ora”, dove passato e futuro divengono il prolungamento di un solo istante, quello presente.

Molte grandi menti hanno tentato di scandagliare e spiegare l’arcano del tempo, distinguendo tra un tempo fisico e un tempo psicologico.

Anche voi avrete sperimentato la sensazione che il tempo non scorra mai in determinate condizioni.

Una di queste, per mia esperienza diretta, è durante il Canto dei Santi Nomi.

Mi ritrovo a gustare ogni singolo istante, ogni sensazione, ogni emozione e quando guardo l’orologio scopro spesso essere già passata un’ora e mezza, mentre a me é parsa una manciata di minuti!

Le lancette dell’orologio scandiscono il tempo e sono frutto della convenzione dell’uomo, ma la percezione interiore è di una continuità temporale in cui non vi è mai fine, questa è la dimensione dell’eternità.

Noi viviamo a prescindere dal tempo che scorre, dall’alternarsi del giorno e della notte, dal susseguirsi delle stagioni, dagli anni che passano e dal ciclo infinito di rinascite e morti.

La materia non è qualcosa di statico, ma piuttosto una forma di energia; materia ed energia non sono separabili, come spiegato da Einstein. Questo conoscenza é tramandata dai Veda millenni orsono, dove Purusha (lo spirito) e Prakriti (la materia) vengono descritti come un tutt’uno.

Tutto ciò che vi dico è frutto del mio vissuto, dove ho messo in pratica gli insegnamenti a mia volta ricevuti da Shrila Prabhupada e dagli Shastra.

Le mie parole non possono sostituirsi alla vostra esperienza, necessaria per poterle comprendere.

Ma credetemi quando affermo che l’entropia è un effetto del tempo sulla materia che non deve deprimerci, perché in quanto anime noi siamo eterni. Piuttosto, ciò su cui dobbiamo orientare la nostra attenzione è l’interrogativo “Con quale stato di coscienza vogliamo rinascere?”.

Esplorando le grandi verità esistenziali, possiamo prendere le distanze dai condizionamenti e apparenze del mondo relativo per scoprire la Realtà dell’Assoluto. Avvicinandoci alla Sua dimensione, possiamo intraprendere questo viaggio introspettivo verso il nostro Universo interiore, implorando la grazia di Dio per illuminarci il sentiero e divenire recipienti della Sua misericordia. Così, possiamo ritrovare la nostra origine ontologica, riconoscere che noi siamo scintille di Dio – atman – e che, in quanto esseri spirituali, siamo caratterizzati da Sat Cit Ananda (immortalità, consapevolezza, beatitudine).   

La vita è un laboratorio in cui fare esperienza viva di Dio, in cui praticare gli esercizi della Scienza Sacra attraverso i quali tornare ad essere autenticamente noi stessi. Chi sperimenta questa dimensione, anche fosse solo per un breve attimo, è abbagliato da uno squarcio di luce che irrompe nelle anguste tenebre della mente, dell’inconscio. Una luce che ci orienta nella pratica costante quotidiana, alla ricerca della stabilità e beatitudine interiore, desiderosi di servire Shri Krishna, impazienti di poterLo soddisfare. Quella luce è la forza della creazione, è l’Amore per Dio. Solo se risplendiamo di quella stessa luce interiore, possiamo illuminare coloro che a noi si avvicinano e invitarli a partecipare in questo meraviglioso gioco divino.

Non vi è altro mezzo nell’era di Kali se non “Hari Nama Mahamantra” per avvicinarci a Dio e innamorarci di Lui.

Il Canto dei Santi Nomi ci predispone al puro Amore per Dio (Bhakti), una via da percorrere con intensità, entusiasmo e continuità. Così possiamo rendere piena di significato la nostra vita e aiutare altri a colmare i propri vuoti con la visione dell’interezza e dell’eternità.” (Shriman Matsyavatara Prabhu)

Con l'umile desiderio di potervi servire,

Vostra servitrice

BalaRadhya dasi

 

 

 

 

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