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Il Canto del Santo Nome aiuta a sciogliere le paure più profonde

Care devote,
Cari devoti,

Vi prego di accettare i miei omaggi. Glorie a Shrila Gurudeva e Shrila Prabhupada!

La riflessione che il Maestro ci offre oggi pone al centro la paura più grande, il problema esistenziale che più affligge l’essere umano (e ogni altra creatura vivente): quello della morte nostra e altrui.

Il Mahamantra ci aiuta e sostiene nella nostra crescita spirituale, accompagnando la nostra esistenza quotidiana nel compimento dei nostri doveri, alleggerendo le tensioni, il malessere e disagio interiore a seconda delle circostanze, illuminando le ombre del nostro inconscio, portando nuova luce e dissolvendo le nostre sofferenze e le paure. Prepararsi in vita ci predispone all’ineluttabile, ad acquisire gli strumenti e la conoscenza per fare il salto con il più alto livello di coscienza e, nel mentre del nostro cammino evolutivo, ad aiutare altri nel compierlo quando siamo chiamati a farlo.

Ho trascritto una sintesi, frutto di note e appunti presi nell’ascolto di questa splendida lezione, che desidero offrire a tutti coloro che si sentono pronti a riflettere sul senso della vita e della morte:

“Dovremmo porci sempre con umiltà e rispetto quando ci accingiamo a cantare i Santi Nomi, invocando la misericordia del Signore Supremo come un bambino che si sente perduto e ricerca la propria madre. E’ la nostra anima -  atman - che desidera ritornare alla propria dimora celeste, a Dio. E’ importante non peccare mai di presunzione, non dare mai per scontato di essere qualificati per cantare il nome del Signore. A causa di una visione superficiale, può apparire come una pratica facile, persino banale, ma sarebbe un errore grave. Dobbiamo stare in guardia dall’approcciarci al canto del Mahamantra con disinvoltura. La superficialità conduce spesso a commettere degli sbagli, che divengono ancor più gravi quando sono tramutati in offese.

Durante queste giornate di celebrazione sulle glorie del Santo Nome, ci stiamo soffermando quotidianamente a profonde riflessioni per elevare la nostra consapevolezza e divenire sempre più esperti nella pratica, acquisendo maggiore conoscenza e facendone l’esperienza.

Gli esercizi spirituali svolti con continuità e diligenza ogni giorno, durante le ore di Brahma Muhurta, possono agevolarci nell’andare oltre ai problemi esistenziali più grandi, in capo a tutti quello di “morte-rinascita”, una coppia di opposti inscindibile nell’esistenza incarnata. Anche le persone più pure ed evolute spiritualmente, ancor prima di citarne il nome (Mrtyu equivale a morte in sanscrito), hanno un moto spontaneo di timor reverenziale.

Il Canto del Santo Nome favorisce lo sciogliersi delle paure più profonde e a illuminare le nostre oscurità interiori, in quanto esseri incarnati di natura duale, umana e spirituale.

Il tema della morte è considerato un tabù in Occidente, perché ascoltare chi ne parla e affrontarlo suscita fastidio e impaccio. Chi non sa cogliere il vero senso della vita e della morte ritiene pauroso il solo pensarci.

Persino mio padre mi faceva notare che secondo lui ne parlavo troppo spesso; io replicavo non essere mai abbastanza l’occasione per farlo e divenirne consapevoli, in modo da prepararsi in vita al passaggio ineluttabile che seguirà. Infatti, la qualità della nostra vita presente determina anche quella futura, elevando la coscienza e strutturando la nostra esistenza, alla quale attribuire il giusto valore e significato. Affidiamoci a Dio e cerchiamo rifugio in Lui, ma al contempo facendoci carico delle nostre responsabilità, lavorando su noi stessi e predisponendoci nel modo migliore qui e ora al passaggio che avverrà. Ogni cosa richieda una pianificazione per essere correttamente svolta, in qualsiasi ambito ci muoviamo.

A maggior ragione dobbiamo fare un progetto per la nostra vita spirituale, perché la morte potrebbe arrivare all’improvviso. Non essere pronti a seguirla, vanifica tutto ciò che abbiamo realizzato sino a quel momento, senza aver predisposto il necessario prima di andarcene. Ogni cosa costruita sul piano fenomenico risulta fine a se stessa, un’espressione effimera della nostra vanità, se non avrà avuto come intento la nostra evoluzione spirituale, favorendo anche quella altrui.

Nel tempo, anche mio padre trasformò la sua visione. Ebbi modo di testimoniare i suoi moti interiori, mentre familiarizzava con questi temi. Alcune persone indossano la maschera sino ad età avanzata sbeffeggiando la morte e riducendo la propria esistenza a una commedia tragicomica, ma quando la morte giunge anche per loro, lo fa dando uno schiaffo in faccia e portandoli via con sé senza chiedere il permesso.

La potenza del Mahamantra è tale da aiutarci a vincere la paura della morte, ribaltando la concezione di essere mortali a favore della nostra immortalità, quella dell’anima. Noi siamo immortali, ma l’abbiamo scordato e quel che dobbiamo fare mentre siamo in vita e divenirne nuovamente consapevoli. Quel che è mortale è il mondo terreno nel quale ci siamo rincarnati, è qui che terminano le esistenze sul piano fisico, corporeo. Il piano relativo non rappresenta la Realtà dell’Assoluto.

L’edonismo è il segno del condizionamento e della prigionia in cui vive l’anima all’interno dell’involucro fisico, di cui molti sono schiavi.

Prendiamo le distanze dalle forme corporee, rispettiamo e curiamo il corpo nel quale dimoriamo, ma senza sviluppare attaccamento morboso e senza identificarci nell’immagine che ci rimanda lo specchio.

In quanto anime, noi siamo immortali, sono i corpi che indossiamo a nascere e morire. La vita continua anche dopo aver lasciato il corpo, che ritorna polvere mentre l’anima prosegue il suo viaggio.

Recitando il Mahamantra possiamo realizzare gradualmente questa Realtà, perché la nostra mente viene assorbita nell’Assoluto. Allora, il Signore Supremo concede al devoto l’intelligenza sufficiente che lo condurrà a Lui, nel Suo regno spirituale. Impegnandoci costantemente, non potremo più dimenticarLo, così come Lui non si dimentica mai di noi. Siamo noi a dover scegliere dove volgere lo sguardo per vederne e sentirne la presenza accanto in ogni istante, dalla morte alla rinascita, di vita in vita, sino a ricongiungerci in eterno con Lui.” (Shriman Matsyavatara Prabhu)

Vostra servitrice,

BalaRadhya dasi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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