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Gli ostacoli nel viaggio verso la realizzazione spirituale

Matsyavatara dasa - Marco Ferrini

La coerenza rispetto agli insegnamenti spirituali ci consente di evitare errori gravi e medi, e di imparare a destreggiarci con quelli piccoli, che però quando si accumulano ne generano di medi e questi ultimi di gravi, e sotto il peso di quelli gravi si può soccombere e perdere la consapevolezza dello scopo del nostro viaggio.
Mudha e vikshipta sono due degli ostacoli più grandi nel nostro viaggio: mudha, la letargia, la sonnolenza nella meditazione, è un ostacolo gravissimo; Vikshipta, altrettanto grave, è invece la distrazione.
Distrazione e sonnolenza sono ostacoli non solo durante la pratica di Harinama-japa, ma in tutte le cose che facciamo nella vita.

Per prevenirli occorre soddisfare in maniera adeguata anche quelle funzioni e bisogni correlati alla nostra struttura biologica, ad esempio il sonno e il cibo. Non si può dormire o mangiare quando si vuole. Occorre seguire un ordine, avere un piano preciso prestabilito.
Shrila Prabhupada curava le persone anche aiutando loro ad essere puntuali con la sveglia del mattino, con gli orari in cui assumere il cibo Prasada e in cui andare a riposare, incoraggiandole ad esempio a mantenere una respirazione profonda più a lungo possibile, a guardare e ad ascoltare con attenzione, osservando il mondo concentrati e in stato meditativo.
Ricordo quella frase d'importanza conclusiva che Prabhupada non mancava mai di pronunciare quando voleva indicarci cosa non dobbiamo fare e cosa invece è bene fare: NON DIMENTICARE MAI KRISHNA, RICORDA SEMPRE KRISHNA, che riassume tutta l'essenza dell'insegnamento spirituale, così come i quattro principi regolatori riassumono i dieci comandamenti yama e niyama, i dieci doni divini attraverso i quali Dio, Padre amorevole, ci dà tutte le indicazioni per evitare errori gravi.
E che succede quando commettiamo errori gravi?
Succede che Krishna scompare dalla nostra vista. Scompare dalla mente. Sembra scomparire anche dal cuore. Uno cerca, si affanna, mette tutto sottosopra e non Lo trova. Eppure Krishna è nel cuore. Lo afferma più volte, sia nella shruti che nella smriti.
Nel capitolo 15 della Bhagavad-gita Krishna dice:

sarvasya caham hridi sannivisto

mattah 
smritir jnanam apohanam ca

 
vedais ca sarvair aham eva vedyo
vedanta-krid veda-vid caham

“Sono nel cuore di ogni essere e da Me vengono il ricordo, la conoscenza e l’oblio. Il fine di tutti i Veda è quello di conoscerMi. In verità Io sono Colui che ha composto il Vedanta e sono Colui che conosce i Veda".

Per non far scomparire Krishna dalla nostra vista, dalla nostra mente, dal nostro cuore, dobbiamo essere attenti a non commettere le 64 aparadha (comportamenti nocivi), di cui dieci sono le più ostacolanti il nostro percorso evolutivo.
Queste offese schiacciano, immobilizzano, deprivano della vera intelligenza. E così alla persona non resta altro che quell’intelligenza utilitaristica, meramente logica e razionale, in cui pare di sapere tutto, ma in realtà non si sa né si comprende nulla.

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