La Vera Ricchezza è la Realizzazione Spirituale
Tratto dalla lezione che Shriman Matsyavatara Prabhu ha tenuto oggi a Villa Vrindavana, dedicata alla celebrazione sacra di Nrsimha Mahotsava
Hiranyakashipur è emblematica figura di asura, di persona ottenebrata. L'asura è uno che ha perduto il senso: si ostina a voler rimanere nell'illusione, a non fare i conti con la realtà. Chi ha perduto il senso pensa che la migliore versione di se stesso non consista nell'imparare ad amare e ad essere amati, ma nell'esercitare il potere e il dominio sugli altri.
Hiranyakashipur aveva già ottenuto questo potere ma aveva una spina che gli trafiggeva la carne e che non gli consentiva la piena e ambita felicità: l'idea della morte comprometteva tutte le sue conquiste. Decide allora di fare lunghe e severe ascesi, e in cambio di queste di perorare da Brahma l'immortalità.
Ma Brahma, l'essere più potente dell'universo, gli risponde: “Non posso darti ciò che non ho. Io stesso devo fare i conti con la morte”.
Hiranyakashipur deluso e ancora attaccato all'illusione prodotta dal suo intelletto deviante e delirante, chiede allora alcune concessioni che possano in qualche modo salvaguardarlo dalla morte: che non mi possano uccidere né uomo, né animale, né deva, con nessuna arma, né di notte, né di giorno. Dopo aver ottenuto queste concessioni da Brahma, Hiranyakashipur torna soddisfatto alla propria reggia.
Ma che tipo di soddisfazione è la sua?
Non certo la soddisfazione dell'anima, quella che si distingue dalle altre perché non dipende dalle circostanze esteriori (cfr Shrimad Bhagavatam I.2.5-22).
Hiranyakashipur pensa di aver portato a casa il suo agognato bottino, ma tutte le volte che ci sfugge il senso e si devia dal Dharma non si fanno che micidiali auto danneggiamenti.
E qual è il senso fondante della vita, perseguendo il quale si può sperimentare una soddisfazione piena e duratura?
L'Amore è il fondamento. Un amore epurato da tutti gli egoismi, da quei godimenti effimeri che fuggono veloci, come una goccia di rugiada su di un petalo di fiore, e dopo i quali resta il nulla. Di questi piaceri vani si nutre invece Hiranyakashipur, il cui affetto per il figlio Prahlada si trasforma in odio nel momento in cui quest'ultimo gli rivela - all'età di soli cinque anni - gli alti ideali sui quali vuole incardinare la sua vita.
Prahlada è un fervente devoto di Vishnu, Dio, e a Lui vuole dedicare il suo cuore, tutto se stesso, tutta la sua esistenza.
Il padre diventa furioso. La sua collera fa tremare gli esseri celesti, ma Prahlada non ha paura nemmeno quando il padre tenta ripetutamente di ucciderlo. Ha piena fede nel suo Signore ed è soddisfatto qualsiasi cosa gli accada, perché prova quell'eterna e inattaccabile soddisfazione che dimora nell'anima. Guarda al padre con pietà e compassione, senza porsi come suo antagonista, nemmeno quando Hiranyakashipur infuriato gli grida: “Ma se questo tuo onnipotente Vishnu è dappertutto, è anche qui in questa colonna?” “Sì”, gli risponde Prahlada, “è qui, è là, è ovunque Lo si cerchi”. Il padre colpisce allora all'istante la colonna con la sua mazza ed ecco che da essa – proprio al momento del crepuscolo - balza fuori Shri Nrsimhadeva, la Manifestazione divina metà uomo e metà leone...perché Hiranyakashipur non doveva esser ucciso né da uomo, né da animale, né da deva, né di giorno, né di notte e da nessun arma, ed arma non sono le unghie affilate di questo speciale Avatara che libera l'asura Hiranyakashipur dal suo delirio di potere. La sua presunta intelligenza e soverchiante forza svaniscono in un colpo di fronte alla volontà di Dio.
Un insegnamento importante che possiamo trarre da questa speciale narrazione sacra è che tutto quello che costruiamo fuori dal Dharma vale solo e soltanto zero. Tutto quello che crediamo di afferrare fuori dal Dharma, lo perdiamo immediatamente. Se avete conseguito qualcosa in questo modo, offritelo subito in sacrificio. Se avete fatto qualcosa che anche lontanamente assomiglia al modo di agire di Hiranyakashipur, cercate subito di correggervi e di rimettere a squadra quel che è andato fuori squadra, perché tutto quel che non è ben fondato certamente crolla.
Le buone fondamenta sono il Dharma. Solo ed esclusivamente nel Dharma possiamo conseguire la vera ricchezza che è la realizzazione spirituale. Essa è l'esito di un lungo percorso di conquista dopo conquista, che ci porta a discernere l'autentica libertà dai capricci della mente e dalle richieste degli insaziabili sensi.
Come riuscirci?
Ce lo spiega Prahlada Maharaja: ricordandoci sempre di Krishna. Non dimenticandolo mai.
La formula per conseguire ciò, ovvero per riuscire a stare sempre con Dio, ce la rivela Krishna nella Bhagavad-gita (XVIII.65):
“Pensa sempre a Me, diventa mio devoto, adorami ed offrimi gli omaggi. Così verrai a me, senza alcun dubbio. Te lo prometto perché sei un amico che mi è molto caro.”
Matsyavatar das