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Qui ed Ora Possiamo Saldare Tutti i Debiti - Parte I

Caitanya MahaprabhuPerignano, 09.01.15 ore 6.40, nel tempio di Bhaktivedanta Ashrama

Shriman Matsyavatara Prabhu:

Imparate a guardare al mondo, alla vita, alle opportunità che ogni giorno ci vengono offerte come a doni meravigliosi. Il bene e il male sono nelle vostre mani. Così come sono nelle vostre mani la salute e la malattia, la gioia e la tristezza. Sta a voi scegliere se sviluppare un'onesta, costruttiva e trasparente visione di voi stessi piuttosto che una nebulosa e triste immagine della vostra persona, come un groviglio impasticciato di bene e di male, di pietre preziose e di spazzatura. Se abbiamo chiara la consapevolezza che siamo noi i responsabili della nostra vita, conoscendone le conseguenze saremo molto meno inclini a sbagliare, meno vulnerabili.

Chi ha una dieta o abitudini squilibrate, ha anche mente e intelletto squilibrati. Chi ha relazioni squilibrate, si troverà pure una psiche squilibrata. Tutte le cose che facciamo nella vita sono infatti intimamente correlate. Quando vi dico che questo universo è meraviglioso, mi riferisco al fatto che è un sistema così perfetto che qualsiasi azione che compia chicchessia, sia un imperatore o un disoccupato, una donna o un uomo, un giovane o un vecchio, un ricco o un nullatenente, a prescindere da quale sia la sua posizione culturale e sociale, qualsiasi cosa fa porta conseguenze. Tutto in questo mondo ha conseguenze: siano esse lievi o pesanti, dolorose o piacevoli, oppure un misto tra le due. Stiamo perciò attenti ad ogni desiderio, perché quello è il seme di ogni sofferenza o di ogni gioia, a seconda di come lo gestiamo.

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Il desiderio emerge dall'inconscio. E' come un grumo che gradualmente prende forma, o come un bambino nel feto che cresce e si sviluppa fino poi a nascere. Possiamo crescerlo come un innamorato del Signore o come uno sciocco gaudente che nella vita andrà incontro a problemi insolubili perché non gli abbiamo insegnato a risolverli, e prima di tutto perché non gli abbiamo dato un buon esempio. E così, anziché maturare e responsabilizzarsi, il “figlio/desiderio” si porterà dietro con sé un'impastatura mista di illusione e orgoglio, di scopi che non sono collegati a niente di reale e che si risolvono in vite fatue, come vuoti a perdere...

Qualcuno potrà non essere genitore in questa vita, ma figli siamo tutti, quindi tutti abbiamo fatto l'esperienza del bene e del male che abbiamo ricevuto nella nostra famiglia e dunque, mettendo a frutto la nostra esperienza, predisponiamoci a dare agli altri solo il bene e sforziamoci a nostra volta di prendere dagli altri solo e soltanto il bene.

Qualsiasi ruolo e dovere abbiamo nella vita, espletiamoli con giudizio e con il cuore, in una prospettiva spirituale, perché è solo così che i ruoli e doveri diventano fonte di gioia. A volte sentirei il bisogno di aprire le finestre per dire a tutti queste grandi verità. A volte ho il cuore che scoppia di gioia senza che ci sia una causa materiale che la motivi. Quando vado ad analizzare quel che è intorno a me, possono esserci anzi motivi di insoddisfazione e di preoccupazione, ma guai a noi se cerchiamo la soddisfazione soltanto all'esterno! La soddisfazione la dobbiamo ricercare anzitutto dentro di noi, nel nostro sé spirituale, e aiutare le persone a fare altrettanto mettendosi sulla retta via, perché non c'è speranza di soddisfazione se deviamo dalla rettitudine. Ogni volta che deviamo produciamo danni che sono come nodi che poi vengono al pettine e ogni nodo è un dolore da sciogliere, poiché non viviamo in un mondo casuale e caotico ma in un universo regolato da leggi etiche e matematiche.

Se abbiamo commesso degli errori, dobbiamo forse aspirare a tornare indietro nel tempo per correggerli o ripagarli?
Lo Shrimad Bhagavatam e gli Acarya ci dicono che ciò non è necessario, perché viviamo in un eterno presente e quel che è accaduto nel passato è ancora presente nella nostra memoria profonda: è qui ed ora che possiamo rimediare agli errori commessi. Qui ed ora possiamo saldare tutti i debiti karmici, ma per riuscirci dobbiamo per prima cosa sinceramente pentirci ed evitare di commettere altri errori, perché ogni sistema è organizzato secondo leggi precise che tendono a ritornare all'ordine e questo universo è il sistema più grande e perfetto che ci sia, dunque, se persistiamo nell'infrangere il dharma, sarà ancora più difficile ripianare il nostro debito karmico e tornare all'armonia cui aspiriamo. Da qui l'importanza del pentimento autentico, della confessione, ovvero della necessità di aprire il cuore ad una persona elevata dalla quale imparare a riconoscere i nostri errori e capire come fare per correggerci. Da tale pratica traiamo gradualmente un salutare sollievo e nuova speranza.

Se invece la volontà è protesa a giustificarsi e a difendersi, si vanifica la funzione primaria dell'intelletto e si peggiorano solo le cose. Nell'illusione uno pensa di alleggerire - così facendo - il proprio carico, ma in realtà confonde e inganna prima di tutto se stesso. Occorre sentire il pentimento nel cuore, non solo nella testa, dunque desiderare profondamente di rimettersi sulla retta via. Lo ripeto: è nel qui ed ora che si possono saldare tutti i debiti karmici, finché ci resta ancora un po' di salute e capacità intellettuale che ci dà ancora l'opportunità di servire Dio con purezza e dedizione, affidandosi a Lui mentre Lo si serve.

Qualcuno potrebbe obiettare: tu dici che qui ed ora si possano saldare tutti i debiti karmici, ma io però ho letto negli Shastra che in presenza di debiti karmici bisogna rinascere per ripagarli.
A questa domanda risponderei nel modo che segue: sì, è vero, ma si rinasce per liquidare quei debiti che non siamo riusciti a saldare prima della morte, dunque ognuno di noi ha in questa stessa vita una grande opportunità. Per coglierla dobbiamo in prima istanza esser consapevoli che ciò davvero è possibile e desiderarlo intensamente, stando attenti a non occultare i nostri errori avvalendosi di alibi e complici, a non creare cumuli di difesa che non servono assolutamente a nulla se non ad illuderci che ce l'abbiamo fatta... a fare cosa? Ad ingannare noi stessi!

Se desideriamo un autentico aiuto e una buona compagnia, che sia evolutiva, occorre diventare persone affidabili, leali, oneste, trasparenti, non con doppia vita, non con doppio pensiero o doppi interessi. Purtroppo persone così responsabili stanno diventando sempre più rare, e allora i più sciocchi seguono passivamente quel che fanno gli altri pensando che il mal comune giustifichi le proprie debolezze, ma in realtà non giustifica niente e nessuno. Se uno entra nel burrone e altri lo seguono non ci sono sconti per chicchessia, ognuno riceve la conseguenza che gli spetta come esito dell'errore che ha compiuto.

Ma allora, uno potrebbe chiedersi, dov'è la grazia del Signore?
La grazia divina c'è sempre, ma la riesci a cogliere solo quando senti nel cuore la pena per aver commesso gli errori compiuti assumendotene pienamente la responsabilità, ed è questa sofferenza che sperimenti che ti esonera dalle conseguenze karmiche dell'azione. Ma se non provi quel dolore sarai costretto a subirle. Dovrai subirle se non ti correggi subito cominciando ad operare per il bene degli altri, sapendo che il nostro bene non può sussistere se causiamo sofferenza ad altri, così come non può esserci bene se calpestiamo il dharma, se infrangiamo i principi regolatori che sono doni divini, strumenti per la nostra liberazione che ci consentono di diventare persone evolute e felici. Se li rinneghiamo come se fossero inutili, la paghiamo cara, perché perdiamo il gusto per quei doni divini, diventiamo persone delle tenebre anziché persone di luce. E chi vuole stare con quelli delle tenebre? Solo persone delle tenebre!

Se temiamo la solitudine, che è in verità una forma di nevrosi, significa che non siamo stati sufficientemente benefici per gli altri. Se facciamo il bene, se siamo operosi e produttivi secondo il nostro dharma, non corriamo nessun rischio di rimanere soli perché persone così sono talmente rispettate, ricercate e amate che si produce esattamente il fenomeno inverso, ovvero che ci saranno così tante persone che ci vorranno bene che la nostra unica preoccupazione sarà quella di sentirci inadeguati e incapaci di ripagare tutti con la stessa intensità di bene.

Le cause del complesso di solitudine vanno dunque ricercate negli errori che una persona ha commesso. Siate onesti, leali. Siate disponibili ad ascoltare chi soffre ma non all'omertà, non siate complici- né attivi né passivi - delle malefatte altrui, ma a parlare unicamente di ciò che è benefico per tutti, ad esempio degli insegnamenti illuminanti della Bhagavad-gita. E oltre a parlare comportatevi coerentemente, in modo da non diventare ridicoli a voi stessi, doppiogiochisti, bugiardi, ingannevoli...perché altrimenti chi vorrà stare con voi?!

Per stare bene, occorre fare il bene; e per riuscirci è necessario stare con persone esclusivamente dedite al bene, che rispettano il dharma, che sono impegnate nella diffusione del messaggio spiritale dell'Amore per Dio, nei suoi valori universali. Evitate il fanatismo in ogni ambito: nella religione, nella politica, nella scienza...Potrete così imparare a stare in equilibrio evitando di diventare preda di passioni, di una mente capricciosa e infuocata che diventa come un lanciafiamme riducendo tutto in cenere.

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