Il Matrimonio nel Contesto dell'Impegno Spirituale
Negli anni, interagendo con tante persone in difficoltà o comunque in cerca di soluzioni esistenziali e di un orientamento spirituale, mi sono trovato spesso a rispondere a domande su temi particolarmente delicati e complessi che non possono essere trattati esaustivamente se non di persona e valutando approfonditamente e in maniera specifica caso per caso.
Desiderando comunque fissare e condividere alcune considerazioni che ritengo possano essere utili a più persone e su più fronti, ho deciso di esprimerle qui in forma generale e sintetica, affinché possano essere - per chi lo riterrà opportuno - spunti di riflessione e di approfondimento sul piano personale. Queste mie considerazioni provengono principalmente da quanto ho appreso dagli insegnamenti del mio Guru Maharaja Bhaktivedanta Swami Shrila Prabhupada, dagli Shastra e, come menzionato prima, dalle mia personale esperienza di vita che si è nutrita di quegli insegnamenti e che - allo scopo di divulgarli - mi ha portato a testimoniare complessi casi umani e ad aiutare tante persone nella risoluzione delle loro problematiche esistenziali. Si tratta dunque di riflessioni che sto facendo ed elaborando da quasi quarant'anni e in più occasioni le ho già condivise, anche pubblicamente, con confratelli e con autorità nella Iskcon.
Considerando la delicatezza degli argomenti, aggiungo che con queste riflessioni non ho alcun desiderio né intenzione di intervenire o che dire di intrudermi nelle relazioni o nelle scelte di vita di chicchessia, discepoli e non. Il guru può rappresentare un modello e offrire insegnamenti a chi a lui si rivolge e si affida, ma sempre ed esclusivamente nel massimo rispetto dell'altrui libertà di scelta e al contempo stimolando a recepire gli insegnamenti con lo stesso senso di libertà e di responsabilità personale.
Quanto sopra detto è la premessa indispensabile per incoraggiare ognuno autonomamente a fare un lavoro profondo su se stesso per mettere a fuoco i propri ideali e stili di vita, decidere con chi, come e dove collocarsi e fare per tempo quelle verifiche di base che sono sempre così essenziali e illuminanti, soprattutto nel caso di scelte cruciali che segnano la vita, tra cui le principali sono quella del coniuge, del servizio devozionale e del guru.
Sulla Vita di Famiglia e il Servizio Devozionale
Famiglia grihastha significa che i coniugi pongono al centro dei loro interessi il progetto di realizzazione spirituale, ovvero le pratiche della sadhana- bhakti, e il servizio devozionale - quale esso sia - svolto nello spirito dell'offerta a Shri Shri Guru e Gauranga.
Le modalità in cui si svolge, si condivide e si porta al centro della propria coscienza questo servizio - in armonia con i doveri immanenti che una famiglia e la società richiedono - sono molteplici, come molteplici sono i rasa e i livelli di coscienza nel vivere l'esperienza spirituale nella sua infinita gamma di attività illuminate, sostenute da desideri, pensieri ed emozioni coerenti e in equilibrio (Bhakti-Yoga).
Per mia esperienza, un progetto di famiglia grihastha ha successo nella misura in cui queste modalità sono ben chiarite, accettate e condivise tra i partner prima ancora di promettersi in matrimonio impegnandosi a vivere l'intera vita insieme, onde giungere al momento di officiare il rito sacro del matrimonio nella più alta armonia possibile.
Nel caso di coniugi o promessi tali che hanno scelto di seguire due maestri spirituali diversi, suggerisco massimo esercizio di attenzione e rispetto delle reciproche peculiari scelte, affinché non si imponga un appiattimento artificiale e sterile, non sostenibile nel tempo con reale soddisfazione di entrambi, ma affinché ciascuno possa sviluppare il proprio percorso al meglio in comunione con l'altro e sentendosi dall'altro profondamente compreso, sostenuto, protetto, ispirato.
Più che mai in questi casi occorre dunque a mio avviso che ciascuno garantisca all'altro la necessaria libertà di operare in quella sacra seva che rappresenta per entrambi individualmente la base imprescindibile per evolvere e realizzarsi nella Bhakti. Ognuno dei due dovrebbe impegnarsi per trovare questa intesa e conciliazione nella condivisione della relazione, nello svolgimento della Bhakti-seva e nell'assunzione dei doveri familiari.
Quando sono chiamato in causa in circostanze simili, cerco di favorire questo processo di armonizzazione tra coniugi o promessi sposi, trasferendo gli insegnamenti di Shrila Prabhupada e il modello di vita Vaishnava, nonché eventualmente rispondendo a domande specifiche per chiarire quale dovrebbe essere l'impostazione di base di una relazione che unisce nel servizio a Dio.
Credo sia comunque auspicabile che ognuno, soprattutto nei casi più complessi e delicati, si esprima con la serenità e il tempo necessario per farsi conoscere adeguatamente dall'altro, onde potersi confrontare per capire in che modo sia possibile migliorare la relazione e su quali presupposti svilupparla. A maggior ragione in questi casi io incoraggio sempre entrambi, assieme e separatamente, a maturare le proprie decisioni in piena libertà, ragionando ognuno con la propria testa e con il proprio intimo sentire, soprattutto auspicabilmente con le realizzazioni spirituali acquisite e assumendosi ciascuno le responsabilità che derivano dalle proprie posizioni, attitudini, e soprattutto dalle proprie scelte.
Sul vivere la Bhakti tra Terra e Cielo: Armonizzare l'Immanente con il Trascendente
Tante volte, nel rispondere a dubbi e domande su come armonizzare con successo doveri immanenti e trascendenti, senza fare fughe artificiali dal mondo, faccio presente che il 90% dei miei discepoli abita distante da me e ciascuno di questi, nella propria abitazione e contesto socio-lavorativo- familiare, porta avanti i propri doveri di varna e di ashrama al meglio delle proprie possibilità. Di coloro che non sono formalmente miei discepoli ma che comunque seguono le nostre attività e gran parte dei nostri insegnamenti, è addirittura il 99% che abita distante e che a vari livelli rimane collegato a me e alla vita spirituale attraverso i vari strumenti che metto a disposizione e, in prima istanza, attraverso il loro personale impegno etico, in primis tramite l'osservanza dei quattro principi regolatori e nelle pratiche spirituali, quali studio, Hari-Nama-japa, arcanam, bhajan, sankirtana e altre.
La realtà del CSB - in modo autonomo ma complementare e integrato alla realtà della ISKcon - è nata proprio per raggiungere anche persone non immediatamente disponibili ad una conversione religiosa tout court ma comunque interessate a trovare risposte pratiche e metafisiche alle proprie problematiche esistenziali.
Le migliaia di persone che ci seguono vengono stimolate, da me in prima persona ma non solo, a svilupparsi spiritualmente nei loro rispettivi luoghi e ambienti socio-familiari-professionali (scuole, sedi professionali, fabbriche, università, ospedali, istituti religiosi, politici...), perché la Bhakti non implica una fuga artificiale dalle responsabilità che si sono assunte nel mondo, quanto trasformare alla radice la propria motivazione nell'agire, affinché il servizio a guru (Diksha e/o Shiksha) e a Krishna sia al centro e rappresenti sia il sostegno spirituale che il fine ideale e pratico della vita.
Dunque, i devoti che ci frequentano e la maggioranza dei miei discepoli, sono quasi tutte persone impegnate nella società, anche se ovviamente ci sono alcuni che hanno desiderato e scelto di vivere una vita più rinunciata in Templi Iskcon, oppure vivendo all'esterno, si recano al Tempio per partecipare ai programmi spirituali quali festival sacri o per offrire servizi vari, talvolta anche di alta responsabilità; sempre nelle loro rispettive competenze, e al meglio delle loro contingenti possibilità di guna e karma.
La Bhakti vive tra Terra e Cielo e può essere con successo applicata nel quotidiano se ciascuno svolge lo sva-dharma che ha scelto in linea con il siddhanta lasciatoci in eredità dagli insegnamenti verbali e scritti di Shrila Prabhupada nella parampara Brahma-Madhva-Gaudiya Vaishnava.
Che ognuno nella maniera più serena, ponderata, matura e lungimirante possibile, possa far onore agli impegni che prende - siano essi di Terra che di Cielo - fino al raggiungimento della pura prema-bhakti.
Sulla Relazione con il Guru: Vapu e Vani
Esiste una molteplicità di modi con cui le persone possono esser ispirate ad offrire servizio devozionale, proprio perché, naturalmente, ciascuno privilegerà per propria scelta il suo proprio modo, al servizio del proprio guru (Diksha e/o Shiksha) o comunque delle proprie figure di riferimento (Vaishnava con i vari ruoli, quali Presidenti di Tempio, GBC, ecc.).
Le persone che offrono servizio diretto al guru (Diksha e/o Shiksha) e attraverso lui a Shrila Prabhupada e a Shri Gauranga, è perché hanno appunto privilegiato questa forma di sacra seva, che ritengono a loro più consona o verso la quale si sentono maggiormente attratte, dunque hanno fatto una scelta ben precisa e deliberata per esserci, e per esserci in un certo modo.
Personalmente trovo queste differenti modalità di servire perfettamente compatibili e complementari tra loro, sia considerando quel che la nostra Tradizione ci tramanda, dunque quel che il nostro Guru Maharaja Shrila Prabhupada ci ha insegnato con i suoi scritti e con il suo modello di vita, sia quanto personalmente ho appreso avendo rapporti con tante realtà nella Iskcon a livello internazionale da quasi quarant'anni. Ho svolto diversi servizi in vari Templi all'estero, dove ho risieduto per periodi considerevoli per sviluppare determinati progetti ISKcon, ho servito come "Deputee GBC" per alcuni anni, ho operato in contatto con devoti ed autorità a tutti i livelli, oltre che con cari confratelli e consorelle che sono stati molto vicini a Shrila Prabhupada, e con loro ho avuto intensi scambi nel corso del tempo su questioni rilevanti inerenti la vita e gli insegnamenti di Shrila Prjabhupada, nonché il Siddhanta della nostra tradizione Vaishnava.
Secondo la nostra tradizione ciascuno - servendo il proprio guru - serve la causa superiore della missione che Shrila Prabhupada ha fondato. Ovviamente il guru può essere servito sia direttamente, in sua presenza fisica, che indirettamente quando non è possibile beneficiare della sua compagnia personale o quando, per suo espresso desiderio, lo si può servire meglio da distante. Ma quel che conta è che tale servizio a guru e Krishna sia al centro della vita spirituale del discepolo.
Qualche giorno fa ho letto una lettera di Shrila Prabhupada che trovo significativa a tale proposito e che riporto qui di seguito.
"The Spiritual Master and Krishna are two parallel lines. The train, on two tracks, moves forward. The Spiritual Master and Krishna are like these two tracks, they must be served simultaneously. Krishna helps one to find bona fide Spiritual Master, and bona fide Spiritual Master helps one to understand Krishna. If one does not get bona fide Spiritual Master, then how he can ever understand Krishna? You cannot serve Krishna without Spiritual Master, or serve Spiritual Master without serving Krishna. They must be served simultaneously." [Letter to Mahapurusha, February 12, 1968]
“Il Maestro spirituale e Krishna sono come due binari paralleli. Il treno, su due binari, avanza. Il Maestro spirituale e Krishna sono come questi due binari; si deve servire entrambi simultaneamente. Krishna aiuta la persona a trovare un Maestro spirituale autentico, e l'autentico Maestro spirituale l'aiuta a comprendere e a realizzare Krishna. Se non ci si affida ad un autentico Guru, come si può sperare di comprendere Krishna? Non si può servire Krishna senza servire il Maestro spirituale, né servire il Maestro spirituale senza servire Krishna. Si deve servire entrambi simultaneamente." [Lettera a Mahapurusha, 12 Febbraio, 1968]
Inoltre, nella Shvetashvatara Upanishad VI.23:
yasya deve para bhaktir
yatha deve tatha gurau
tasyaite kathita hy arthah
prakashante mahatmanah
“A colui che ripone in Dio suprema bhakti, e come in Dio così nel Maestro spirituale, a quel magnanimo si manifesta la Verità della Rivelazione; a quel magnanimo in verità si manifesta”.
Shrila Prabhupada ci spiega che nel Bhakti-Rasamrita-Sindhu, Shrila Rupa Gosvami descrive così i dieci principi fondamentali della Bhakti:
1) Prendere rifugio ai piedi di loto di un maestro spirituale autentico;
2) ricevere da lui l'iniziazione spirituale e imparare sotto la sua guida la pratica del servizio devozionale;
3) sottomettersi agli insegnamenti del maestro spirituale con fede e devozione;
4) seguire le orme dei grandi Acarya sotto la guida del maestro spirituale;
5) rivolgere domande al maestro spirituale su come progredire nella coscienza di Krishna.
6) Essere pronti a rinunciare a cose materiali per soddisfare il Signore, Shri Krishna. Ciò significa che la persona impegnata nel servizio di devozione dovrebbe rinunciare anche a ciò che non vorrebbe lasciare e dovrebbe accettare anche ciò che non desidera se ciò è propedeutico alla sua evoluzione;
7) vivere in un luogo di pellegrinaggio, come Dvaraka o Mathura;
8) intrattenere rapporti col mondo esterno solo quando è strettamente necessario e accettare per sé solo l'essenziale;
9) rispettare il digiuno di Ekadashi;
10) dedicare un culto agli alberi sacri come il baniano.
Manu Samhita 2.140
Un Acarya non è soltanto colui che conferisce il filo sacro. E' colui che educa i suoi discepoli nella scienza del sacrificio e insegna loro il significato esoterico dei Veda. Tale Maestro, secondo le autorità spirituali, è un Acarya.
Caitanya Caritamrita Madhya-lila 19.151, 22.25:
L'essere vivente che vaga nell'universo, solo la misericordia di Krishna può incontrare un Guru autentico. Per la misericordia del Maestro spirituale, ottiene il seme della pianticella della Bhakti. Adorando Krishna e offrendo servizio al Maestro spirituale, l'essere si libera dall'illusione e raggiunge i piedi di loto del Signore.
Nello Shrimad Bhagavatam IV.28.47:
“The disciple and spiritual master are never separated because the spiritual master always keeps company with the disciple as long as the disciple follows strictly the instructions of the spiritual master. This is called the association of vani (words). Physical presence is called vapuh. As long as the spiritual master is physically present, the disciple should serve the physical body of the spiritual master, and when the spiritual master is no longer physically existing, the disciple should serve the instructions of the spiritual master.”
“Il discepolo e il maestro spirituale non sono mai separati, perché il maestro spirituale sta sempre in compagnia del discepolo fintanto che questi segue rigorosamente i suoi insegnamenti. Questo tipo di compagnia è definita vani, ovvero attraverso gli insegnamenti. La compagnia fisica del maestro spirituale è detta vapuh. Fintanto che il maestro spirituale è fisicamente presente, il discepolo dovrebbe servirlo direttamente in sua presenza fisica, e quando non è più presente fisicamente, il discepolo dovrebbe continuare a rimanere in sua compagnia servendo e seguendo rigorosamente i suoi insegnamenti.”
Come Shrila Prabhupada ha scritto nel commento di cui sopra, negli Shastra il servizio diretto al guru, in sua presenza fisica, viene definito Vapu, e con il termine Vani si indica invece il servizio offerto, a distanza, mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti dal guru. Ovviamente Vani è presente anche in Vapu; generalmente, ma non esclusivamente, è attraverso Vapu che si ricevono gli insegnamenti del guru e che questi possono consolidarsi e maturare dentro di noi osservando il suo modello personale di vita, affinché anche a distanza temporale e spaziale si diventi poi capaci di ricordarli e di metterli con maturità fedelmente in pratica.
A seconda delle circostanze e delle propensioni personali di rasa nel vivere la relazione guru-discepolo, si può privilegiare l'una o l'altra forma di Bhakti- seva (Vapu o Vani), ma entrambe sono di grande valore e importanza. Lo scopo ultimo, naturalmente, è quello di riuscire a sviluppare un collegamento talmente maturo e profondo con il proprio guru da sentirlo vicino e presente in ogni momento, anche in sua assenza fisica, avendo sempre quell'alta ispirazione e retto discernimento per seguirne con massima coerenza gli insegnamenti ricevuti, applicandoli efficacemente in ogni circostanza della propria vita.
Ci son devoti che ho ben conosciuto, donne e uomini, che per servizio devozionale avevano scelto, oppure era stato loro richiesto, di stare vicino a Shrila Prabhupada, mentre altri devoti altrettanto dedicati e preziosi lo servivano da distante, eseguendo i Suoi ordini o indirettamente seguendo ordini impartiti da altri devoti. Io ad esempio, che ho perduto molto presto la presenza fisica del mio Guru Maharaja Shrila Prabhupada, ho potuto però servirlo a distanza con gran soddisfazione servendo quei miei confratelli che lo rappresentavano, e di non pochi dei quali conservo tuttora preziosa memoria.
Dunque, Vapu e Vani sono due modalità entrambe preziose, in un certo senso complementari e inscindibili l'una dall'altra, di vivere la relazione con il guru per avanzare spiritualmente e divenire coscienti di Krishna, che è poi il supremo successo della vita umana (Parama-gatih). Auspico perciò che ogni devoto faccia le proprie scelte ponderatamente assumendosene le conseguenti responsabilità.
La missione che Shrila Prabhupada ha fondato potrà a mio avviso espandersi con successo se non si cercherà artificialmente di eliminare le differenze di rasa nel servire e nel vivere la relazione con il proprio guru (i rasa sono infiniti e non è giusto né costruttivo appiattirsi su di un unico modello stereotipato), ma nella misura in cui ognuno potrà esprimere il meglio delle sue potenzialità e propensioni puntando allo scopo comune.
Lo scopo comune della diffusione della Coscienza di Krishna è Hari-toshanam (operare in spirito d'offerta, per la soddisfazione di Dio, Hari), con modalità e mezzi peculiari a seconda di tempo, luogo e circostanza e nelle infinite varietà di comunicazione e di approcci che sono possibili, sempre preservando il principio della varietà nell'unità, aderenti al Siddhanta che ci è stato trasmesso da Shrila Prabhupada e dagli Acarya precedenti.
Secondo le Scritture tramandateci da Shrila Prabhupada e dagli Acarya precedenti non c'è niente di superiore rispetto al servizio al proprio guru, purché non sia in contrasto con le norme Vaishnava stabilite da Shrila Rupa Gosvami nel Bhakti Rasamrita Sindhu che, come diceva Shrila Prabhupada, rappresentano il fondamento normativo della nostra famiglia religiosa Iskcon. Ciascuno servendo il proprio guru serve la causa superiore, ovvero serve la missione del Param Guru Shrila Prabhupada e naturalmente la Iskcon.
Oggi, in occasione del centoquarantesimo anniversario della nascita di Shrila Bhaktisiddhanta Saraswati Goswami Maharaja, offro un omaggio dal cuore al mio guru e al guru del mio guru.
Matsyavatar das
19 febbraio 2014