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Orientamento alla Vita

In questo week-end di inizio dicembre siamo venuti nella comunità spirituale di Prabhupada desh, ad Albettone (Vi), per ascoltare gli insegnamenti che Shriman Matsyavatara das Prabhu sta offrendo a discepoli ed aspiranti discepoli, e a tutti coloro che hanno desiderio di approfondire lo studio e la pratica della Krishna Bhakti. Con alcune mie consorelle abbiamo deciso di intitolare queste due giornate di Sat-Sanga, sabato pomeriggio e domenica mattina, con il nome “Orientamento alla Vita”. Gli insegnamenti che abbiamo ricevuto, infatti, rappresentano plinti di fondazione per edificare il progetto della nostra esistenza, per vivere la spiritualità nel mondo, in questa nostra società, qui ed ora. Un manuale pratico di alta spiritualità.
Il motivo conduttore di questo incontro sono state le nostre domande. Dopo un'introduzione che possiamo definire memorabile, il nostro Maestro si è reso disponibile a rispondere ai nostri interrogativi, e ne sono stati formulati di straordinariamente pregnanti e cruciali.

Ecco un'estratto dell'introduzione.

Matsyavatara das Prabhu:
“Dio è al centro di tutto. Noi siamo Brahman, Spirito, ma Dio è Parabrahman, il supremo Spirito. Noi siamo al centro della nostra esistenza, ma Dio è al centro di ogni esistenza.
La comprensione della nostra natura originaria di immortalità, sapienza e beatitudine costituisce la piattaforma dell'edificazione della nostra vita. Si tratta di un sapere tutt'altro che ordinario: è il sapere per eccellenza, conoscendo il quale ci salviamo e ci liberiamo. Possiamo conoscere tutte le battaglie nell'Iliade o a memoria la tavola mendeliana, ma questo tipo di conoscenza non salva. Ci istruisce sulla natura e sulle vicende del mondo, ma non ci spiega come si esce da questa dimensione incarnata per sfuggire una volta per tutte alla morte, alla sofferenza, all'ignoranza, alla percezione illusoria dei sensi, ed entrare in quella dimensione spirituale che è totale beatitudine.
Stamani ascoltavo una lezione di Shrila Prabhupada sul tredicesimo capitolo della Bhagavad-gita, in cui Prabhupada spiegava la distinzione tra il piacere temporaneo effimero e ciò che possiamo definire “ananda”, beatitudine, per le sue eccezionali caratteristiche di pienezza e immortalità. Ananda è la delizia infinita, incessante; quando la si realizza, si sente che essa non soltanto non ha termine, ma non ha neanche origine, perché questa felicità è propria della natura del siddha deha, la nostra originaria ed eterna identità spirituale. Il Guru è colui che può aiutare il discepolo sincero a realizzarla, liberandosi dalle catene dei condizionamenti. Se non si sviluppa questo desiderio intenso, non si è pronti per avere un Guru e per accogliere i suoi insegnamenti. Lo si è solo quando si sente il bisogno indomabile di porre termine alla continua ripetizione di morti e reincarnazioni. Il Guru ci insegna come fare a raggiungere questo scopo, e infatti il suo è un discorso epistemologico, ovvero ci trasmette un metodo per la nostra realizzazione che possiamo applicare nella nostra vita. Ci insegna a muoverci con lungimiranza, con sistematicità, saggezza e cautela. Il sentiero da compiersi per arrivare alla meta è accidentato. Non cascate nella trappola di chi vi dice che la liberazione è dietro l'angolo e che sono necessarie solo alcune pratiche per ottenerla. E' a dir vero richiesto un impegno continuo e intenso, talvolta anche faticoso e duro, e questo in proporzione a quanto si è intrappolati nella rete dei condizionamenti. Ma anche se uscissimo dalla trappola spellati e feriti, l'importante pur sempre è uscirne. Ed è meraviglioso pensare che la liberazione non è solo alla portata di coloro che sono meno intrappolati. Essa è alla portata di tutti. Om apavitroh pavitroh vah... Non importa quanto uno sia purificato o contaminato: chi ricorda il Signore dagli occhi di loto si libera dai legami invisibili interni ed esterni, dal buon karma e dal cattivo karma. Anche il buon karma, infatti, ci obbliga a rinascere, così come il cattivo karma. I due determinano ovviamente una diversa qualità della reincarnazione, ma in entrambi i casi non viene meno l'appuntamento irrevocabile con la morte.
E' per questo che la realizzazione spirituale non dovrebbe mai essere considerata un optional, un qualcosa cui possiamo dedicarci anche in maniera discontinua e superficiale. Se pensiamo e agiamo in questo modo, non riusciremo a stabilire una profonda relazione con Dio, che si manifesta con tutto il suo Amore quando vede che noi teniamo alla relazione con Lui al di sopra di qualsiasi altra cosa nella vita, al punto da poter essere completamente soddisfatti solo con quella relazione. Naturalmente in questo caso stiamo parlando di persone che hanno sviluppato un elevatissimo livello di coscienza, ma cosa possiamo fare con tutti gli altri, con coloro che sono all'inizio del percorso e che ancora confondono ciò che è eterno con ciò che non lo è, attaccamenti mondani con attaccamenti spirituali? Possiamo presentare loro la Sadhana Bhakti. La Sadhana Bhakti aiuta lo sviluppo della coscienza, permette di accelerare il processo evolutivo e portare ciascuno dal punto in cui si trova al punto in cui vuole arrivare. Questa distanza viene colmata dalla pratica costante, abhyasa, e dal distacco emotivo, vairagya.
In questo nostro incontro sarete voi che guiderete i nostri scambi perché, dopo questa breve introduzione, mi dedicherò a rispondere alle vostre domande per tutto il tempo a nostra disposizione.
E' importante considerare che s'impara molto anche dalle domande formulate da altri, che magari noi non saremmo mai stati in grado di fare per paura di esporci, per i nostri blocchi o sensi di colpa. E' per questo che l'ascolto delle risposte a domande di altri è altrettanto importante quanto l'ascolto delle risposte alle domande che noi stessi abbiamo posto. L'ascolto è una grande risorsa. Attraverso di esso possiamo sciogliere i nodi e dipanare la matassa. E la matassa è la nostra vita.
Che tutti noi possiamo essere benedetti, illuminati, ispirati affinché si possa compiere questa opera e raggiungere la meta: l'Amore spirituale.
L'Amore è come un frutto maturo, ma affinché esso sia prodotto, necessita che ci sia l'albero. Quest'albero è la disciplina della Bhakti.
L'albero necessita di un terreno preparato e fertile, dunque di una cura costante. Ognuno dovrebbe sapere che potenzialmente possiede già in sé tutte le qualità necessarie per produrre il frutto maturo dell'Amore. La differenza di gradi evolutivi tra una persona e un'altra dipende da quanto ciascuna si è impegnata per realizzare quel potenziale che tutti possiedono.
Il potenziale è identico in tutti, ma le differenze coscienziali esistono perché ognuno lo ha realizzato in misura diversa.
Questo potenziale, quando è pienamente espresso, produce un Amore infinito, immortale. Quell'Amore che fa scaturire la felicità più alta e che rappresenta il nostro punto di arrivo, non certo quello di partenza. Il punto di partenza viene descritto negli shloka da 8 a 12 del tredicesimo capitolo della Bhagavad-gita dove Krishna spiega in che cosa consiste la conoscenza e quali sono gli strumenti per realizzarla.
Attraverso gli insegnamenti di Guru, Shastra e Sadhu, per la misericordia di Dio e dei suoi devoti, possiamo attraversare il fiume del tempo e raggiungere quella sponda dove tutto è delizia, dove la beatitudine non risente del passare delle stagioni della vita incarnata. La traversata è possibile solo se abbiamo un sincero sentimento di gratitudine nel cuore per Dio e per i suoi devoti e se viviamo con spirito di umiltà.
Dovunque si fanno domande che riguardano Dio e la vita spirituale, là si manifestano la verità e la dolcezza più alta e l'anima, ricolma di questo nettare, gioisce eternamente. E' così che si celebra la la festa dell'anima, quando la persona riscopre la sua dimensione spirituale. Viceversa, ci può essere festa dei sensi o dell'ego, ma in questi casi manca quello che è il vero e unico festeggiato e protagonista della vita: l'essere spirituale! Se fanno festa i sensi, non è detto che faccia festa l'anima, ma se fa festa l'anima, davvero fanno festa tutti.
Il dialogo con il nostro vero sé e con Dio può diventare la nostra realtà continua, con gioia crescente; quando c'è questo desiderio e impegno sincero, il Signore che è situato nel cuore, sbaraglia ogni ostacolo alla nostra realizzazione”.
Siamo immersi nell'ascolto, seduti vicino al Maestro, e ci sembra di essere in una tipica scena upanishadica. Ci sentiamo straordinariamente fortunati e ringraziamo il Signore per questa grande opportunità di trovare sollievo ai nostri mali, restituire luce ai nostri giorni, dare realtà alle nostre speranze.
Iniziamo a porre domande e le risposte che riceviamo non sono di un taglio teologico astratto. Sono insegnamenti che derivano da un'esperienza di vita e che Matsyavatara das Prabhu ci offre insegnandoci a come applicarli qui ed ora, nella società in cui siamo, per confrontarci con successo con le problematiche attuali e con le inevitabili sfide della vita incarnata. Lo scopo: giungere laddove davvero desideriamo andare. Realizzare ciò che desideriamo essere. Realizzare ora ciò che siamo.

 

 

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