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Come affrontare un lutto improvviso

Matsyavatara dasa - Marco Ferrini

Care devote, cari devoti, omaggi.
Glorie a Shrila Prabhupada e a Shri Shri Radha-Govinda Deva!
Prego il Signore che siate in buona salute e spiritualmente ispirati.
Desidero condividere con voi alcune riflessioni pensando ad una nostra cara amica e devota che nei giorni appena passati ha dovuto affrontare il lutto improvviso e la perdita fisica di un familiare.

Con il cuore assicuro la mia vicinanza e tutto il mio affetto spirituale.
Nel viaggio della vita incarnata, il tempo ineluttabilmente mette tutti di fronte a molte prove. Queste prove non son contro di noi, bensì strumenti della Divina Provvidenza per farci superare i nostri limiti, quasi sempre caratteriali.

I corpi e tutto quel che è legato ad essi è impermanente, perciò dobbiamo ricercare quella realtà eterna che non muta, il sé spirituale, l'anima. Se realizziamo il sé, comprendiamo che la nascita e la morte sono tappe nel percorso eterno dell'esistenza.

Ma se, nonostante tutto, il dolore per aver perso improvvisamente una persona cara prende il sopravvento e si fa difficoltà ad accettare il carattere assurdo e irrazionale della morte, potete riflettere su quanto segue: se la morte non fosse assurda e irrazionale non sarebbe di alcuna utilità. 

Perché è necessario che sia assurda e irrazionale?

Perché deve sbaragliare, sradicare, spazzar via tutte le illusioni che le persone si fanno di poter esser felici in questa vita incarnata. La felicità la otteniamo solo realizzando la nostra natura divina e stabilendo relazioni su di un piano spirituale, da anima ad anima.
Se facciamo nostra questa verità e comprendiamo l'utilità della morte, potremmo allora finalmente - con piena convinzione e consapevolezza - cominciare a chiamarla davvero "sorella morte".

"Sorella morte" perché ci trae d'impiccio dalla trappola dell'incarnazione, sopraggiungendo spesso quando il corpo ormai è diventato una camera di tortura, quando la vecchiaia ci consuma ogni residuo di gioia di vita e il rimanere nella condizione di incarnati non produce altro che dolore.

Da questa trappola mortale, chi ci salverebbe se non la morte?

Con questa domanda vi lascio ad una spero utile e rassicurante riflessione, affinché possiate sempre di più apprezzare - tra le bellezze create dal supremo Signore - anche quel cruciale momento di passaggio da una dimensione ad un'altra che è non è la fine di tutto. Se ben ci predisponiamo, è la fine soltanto delle nostre illusioni. E' viatico che ci apre ad un'altra possibilità per elevarci, crescere, scoprirci, imparare quel che ancora non abbiamo compreso, rimediare agli errori commessi, e infine sperimentare che l'essere è eterno e infinite sono le possibilità per realizzarlo.

Pregando il Signore per una rapida ascesa alla dimora Celeste dell'anima di Pier Paolo, saluto Bhaktin Liliana e anche tutti voi con profondo affetto,
Matsyavatara dasa

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