Quella fiamma che arde nel cuore
Siamo a Villa Vrindavana con Shriman Matsyavatara Prabhu in occasione della cerimonia sacra dello Snanayatra.
Shriman Matsyavatara Prabhu:
Oggi celebriamo un bellissimo lila del Signore: lo Snanayatra, l'offerta di un bagno sacro a Dio, adorato nelle forme di Shri Jagannath, Shri Baladeva, Shrimati Subhadra Maharani.
La relazione intimamente personale tra il devoto e il Signore è una peculiarità della religione Vaishnava. Da sempre nella tradizione Vaishnava la Divinità è contemplata nel suo aspetto personale, non solo così come viene rappresentata ma anche nel modo in cui viene vissuta la relazione tra il devoto e il Signore.
Nelle antiche narrazioni dei Purana Dio è descritto come la suprema Persona che compie gesta sovraumane, che gioca con i suoi devoti e scambia con loro gioiosi sentimenti spirituali. A questi giochi partecipano anche persone non ancora liberate ma che in virtù di queste avventure divine si realizzano e si liberano.
Il lila proviene dall'assoluto e si manifesta nel relativo, nel mondo delle condizioni. Così nel relativo il Signore si manifesta e intesse relazioni con persone particolarmente ben predisposte, inclini a purificarsi e a scambiare sentimenti d'amore con Dio e i suoi devoti.
Lo Snanayatra, il lila che si celebra oggi, consiste nell'offerta di un bagno sacro alle Divinità. Chi lo desidera ha l'opportunità di prendere parte a questa cerimonia in più modi: alcuni cantando le glorie del Signore, altri musicando i canti devozionali, altri ancora cucinando per Lui e per tutti coloro che sono sopraggiunti per partecipare a questo speciale gioco divino. In questo modo Dio, suprema Persona, interagisce con chi lo ama. Dio ama tutte le persone che lo amano. Ma Dio ama solo loro? No, Dio ama tutti. Il suo Amore si espande ovunque. Così come quando piove, piove ovunque: sulla terra, sui fiumi e sui mari. Così come l'aria che è disponibile a tutti, sia alle persone pie che a quelle empie. Dio ama tutti ma questo amore lo realizzano solo coloro che lo amano. Amando Dio, sentiamo l'amore di Dio che proprompe nel cuore.
L'Amore per Dio non si ottiene rimuginandolo nella mente o con azioni o pensieri ossessivi; è il frutto naturale di un processo altrettanto naturale che ci riporta a noi stessi, alla nostra identità originaria. Quell'Amore è talmente una nostra caratteristica intrinseca che è sufficiente ravvivarlo – come un fuoco - per vederlo prorompere e infiammarsi. Perché l'Amore per Dio esiste eternamente nel cuore. Se non fosse una realtà, non avrebbero potuto mistici di tutto il mondo e di tutte le epoche storiche descriverlo e parlarcene. I Guru, i Messia, non avrebbero potuto avere seguaci e accendere la fede di molti che hanno poi dedicato la loro vita allo sviluppo di quell'Amore. Senza questo Amore, la religione non avrebbe scopo, e così non l'avrebbero l'arte, la scienza, la psicologia, la filosofia o ogni altra disciplina o cammino di ricerca.
Esiste dunque una fiamma, quella dell'Amore, che arde perennamente nel cuore di ciascuno ma che non ci riscalda se non l'abbiamo lasciata sviluppare e divampare. Quando la lasciamo libera di esprimersi e di illuminarci, questa fiamma basta a se stessa. Per amore di quella fiamma si può vivere e si può morire.
Per ravvivare quella fiamma, gli Shastra ci dicono che c'è necessità della compagnia dei devoti e di partecipare, assieme ai devoti, a cerimonie sacre che ci permettono di vivere e ristabilire la relazione con Dio. Non riti formali che portano ad intruppamenti religiosi, ma pratiche spirituali sostanziate dal desiderio di sviluppare la compagnia, l'amicizia, l'amore per Dio.
I devoti sono accumunati da questo desiderio radicato nel profondo e la loro compagnia è necessaria per risvegliare quella fiamma, per sfuggire al gelo della solitudine che tormenta chi non sa di avere nel cuore il più grande Compagno, Amico, Amante. Ognuno di noi ha nel cuore quella fiamma che può sciogliere quel gelo, ma pochi purtroppo ne sono consapevoli. Leggere le sacre Scritture, ascoltarle in compagnia dei devoti, offrire un servizio al Signore e ancor prima ai suoi intimi devoti attraverso la guida del Maestro spirituale, è la via per ritrovare quella luce e calore nel cuore. Divampa la fiamma dell'Amore quando noi in compagnia di devoti serviamo il Signore, dedicando il nostro servizio - attraverso il Guru - ad uno degli eterni compagni del Signore e partecipando ad uno dei suoi infiniti e meravigliosi lila.
In questo modo possiamo ognuno di noi può ristabilire una relazione con il Signore e legarsi a Lui in amicizia e in amore. Prima la murti viene percepita all'esterno, poi diventa interna al devoto. Il devoto la scopre dentro di sé. La scopre ovunque, dappertutto, in ogni creatura, persino in ogni atomo. Infine il vaishnava si rende conto che non esiste nient'altro che Dio: Dio e le sue innumerevoli manifestazioni, e rimane così in compagnia del Signore in qualsiasi circostanza della vita, che nasca o che muoia, che goda o che soffra, che sia giovane o che sia vecchio, che abbia il vento in poppa o contro.
Per raggiungere tale scopo, occorrono metodo, disciplina, una pratica spirituale costante. La relazione con Dio deve essere coltivata ininterrottamente e senza interessi egoistici. Senza inganni e senza slealtà, cogliendo ogni occasione per servire il Signore.
Lo Snanayatra è una di queste speciali occasioni. Occasioni da non perdere, poiché servono a ravvivare la nostra coscienza di Dio, offrendo un servizio al Signore per entrare in una relazione personale con Lui. L'importante è che i nostri non siano atti meccanici. Se la nostra motivazione non è profonda o non è quella giusta, non serviranno a nulla le ascesi, la povertà, la rinuncia e nemmeno la conoscenza delle Scritture. Ecco perché dovremmo sempre impegnarci a mantenere uno stato alto di purificazione della coscienza, soprattutto attraverso Harinama o Kirtana. L'anima è ontologicamente pura ma i condizionamenti opacizzano la struttura psichica, e pratiche fondate sulla glorificazione del Nome divino sono veri e propri dissipatori della nebbia coscienziale.
La cerimonia dello Snanayatra dovrebbe essere ben introdotta e spiegata altrimenti diventa uno di quei riti di cui non si comprende il senso profondo e inevitabilmente ne rimane compromessa l'utilità evolutiva che ne possiamo trarre.
Perché dedicarci a questo rito? Per realizzarci spiritualmente.
Facendo pratiche spirituali, il devoto pian piano sublima la propria natura, si stacca dalle ossa, dal sangue, dagli umori del corpo, dalle intemperanze della psiche e riconquista sempre più la sua matrice divina. Così Dio pian piano gli viene incontro. Sempre di più Dio assomiglia all'essere umano per incontrare quell'essere umano che sempre di più assomiglia a Dio, che sempre più partecipa della sua natura puramente spirituale.
Nel lila il Signore discende tra gli umani. L'assoluto si manifesta nel relativo rimanendo assoluto. E così anche noi possiamo – attraverso il lila - cogliere l'opportunità di ricongiungerci all'assoluto nel relativo.
Nel lila l'umano e il divino si incontrano. Da questo incontro scaturiscono emozioni meravigliose che lasciano la dolcezza e la certezza della fede.