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Un'esperienza indimenticabile - parte II

Matsyavatara dasa - Marco Ferrini

Citrarupini Mataji continua a raccontarci l'esperienza del seminario che ha vissuto con il Centro Studi Bhaktivedanta; seminario tenuto a fine dicembre da Shriman Matsyavatara Prabhu sulla prima parte del diciottesimo capitolo della Bhagavad-gita...

Nello shloka 23° del 18° capitolo della Bhagavad-gita, è spiegato che l’attaccamento e la repulsione impediscono la liberazione. Coloro che sono risvegliati non si attaccano a ciò che è effimero. Ma non è facile liberarsi dall’attaccamento, così come non lo è liberarsi dalla repulsione. Attrazione e repulsione sono le caratteristiche del condizionamento.

La chiave di volta della vita è il distacco, ma questo distacco risulterà estremamente difficile da attuarsi se non abbiamo un dativo, ovvero: a chi offro questo distacco? Dobbiamo sviluppare il gusto di offrire quel che facciamo. Questo è il segreto che rivela Krishna.
Nella prima strofa di una delle più famose Upanishad vediche, la Isha Upanishad, è scritto che tutto è opera del Signore. Se noi capissimo questo primo prioritario insegnamento con cui esordisce la Isha Upanishad, avremmo capito tutto. Non agire come se fossimo proprietari di qualcosa, non siamo proprietari di nulla! Quindi dobbiamo stare estremamente attenti a tutto quello che facciamo, pensiamo, elaboriamo, diciamo...
A seconda del nostro guna karma abbiamo dei doveri specifici (sva-dharma). Il dovere, sva -dharma, è dettato dalla propria natura, sva-bhava. E’ importante agire senza lamentarsi, con spirito gioioso di offerta e partecipando alla virtù: ecco che si attiva la funzione trascendente, ecco che attiviamo il collegamento a Dio. Lo shloka 24° ci dice che la persona che agisce motivata dal falso ego, con motivazioni “io e mio”, la cui azione è compiuta con grande sforzo, con pena, senza esser mai contenta, non ha capito che abbiamo quello che dobbiamo avere. Abbandonarsi alla volontà di Dio significa essere consapevoli che quel che viene, viene per il nostro bene.
Lo shloka 25° ci insegna che l’azione compiuta nell’illusione, senza considerare il dolore causato ad altri, è influenzata dall’ignoranza. Troviamo in questa categoria la stragrande maggioranza della gente. Il mondo è dominato da tamas e da rajas.
Quel che leggiamo e impariamo dalla Bhagavad-gita, è molto rilevante per la nostra vita. Perché noi siamo gli artefici della nostra vita; se agiamo in un modo, sperimentiamo le relative conseguenze. Dobbiamo imparare a riconoscere dalle attitudini e comportamenti delle persone qual è l’energia da cui sono principalmente influenzate. Esiste un’infinita gamma di sfumature.
Lo shloka 26° ci rivela che la motivazione sattvica permette di non demordere né di fronte ad un successo né di fronte ad un fallimento. Nell’insuccesso la persona rajasica diventa insistente, aggressiva, mentre la persona tamasica mostra ancora di più la sua confusione.
Tre categorie di capacità intellettiva vengono qui descritte nella Bhagavad-gita (29-30-31-32): coloro che discernono, coloro che vedono ma vedono male perché troppo presi da cupidigia e bramosia, coloro che non vedono, sempre in corsa dietro a bisogni fittizi, effimeri, a benefici che si dissolvono nel momento in cui si ottengono:come aprire una scatola e trovarla vuota.
Sono le scelte che la persona fa, a renderla meritevole o biasimevole. Il resto sono conseguenze di quella scelta.
Lo shloka 30° insegna che il discernimento è una scelta e la conquista del discernimento non è un’onorificenza mondana. Oltre ad essa c’è solo l’amore che, quando è vero, è fondato su tattva viveka. Quell’amore che non si fonda su tattva viveka è soggetto ai rovesciamenti dualistici.
E’ importante conoscere la differenza che c’è tra ciò che libera e ciò che incatena. Questo è possibile attraverso la scrittura Bhagavata e la persona Bhagavata: una combinazione imprescindibile.
La persona Bhagavata è quella che vive naturalmente con gioia, senza sentire il peso degli insegnamenti della scrittura Bhagavata. La scrittura Bhagavata parla continuamente della persona Bhagavata. Impariamo a conoscere le persone nei gorghi della vita. Capiamo molto da come reagiscono di fronte a fatica, dolore, sofferenza, inganno, maldicenza. Non possiamo evitare o eliminare le influenze dei guna, ma decidere se vogliamo avere la leadership sulla nostra personalità in sattva, rajas o tamas.
Lo shloka 33° ci fa comprendere che la determinazione che non conosce smagliature, sostenuta con fermezza dalla pratica dello yoga, atta a controllare le funzioni mentali e a mantenere la rotta in ogni circostanza, che sostiene le forze vitali e i sensi, appartiene alla virtù.

                                                                                  Citrarupini Devi dasi

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