Gli ambasciatori del mondo spirituale
Villa Vrindavana, Natale 2012
Cari devoti, omaggi;
glorie a Shrila Gurudeva e a Shrila Prabhupada.
Potete leggere qui di seguito un estratto della bellissima lezione che Shriman Matsyavatara Prabhu ha tenuto stamani a Villa Vrindavana, per la nostra ispirazione.
Shriman Matsyavatara Prabhu:
Oggi la gran parte della gente di questo mondo celebra la nascita di un puro devoto del Signore.Alcuni meditano sulle sue opere ed insegnamenti e cercano in questo giorno di collegarsi ancor più profondamente ad essi, altri fanno festa ma non hanno una chiara consapevolezza di che cosa è meritevole festeggiare e a quale scopo. Vagamente intendono, vagamente comprendono, vagamente condividono. Ma poiché le motivazioni che sorreggono un'azione sono più importanti dell'azione stessa, perché ne determinano la qualità e l'efficacia, cerchiamo di comprendere a fondo il valore di tali manifestazioni divine nella nostra vita. La conoscenza aiuta lo sviluppo dell'amore.
Non una conoscenza banale, soggettivistica, deterministica, egoistica, ma una conoscenza profonda che è incardinata sul fondamento delle cose, ovvero quello che in filosofia viene definito l'Assoluto, che letteralmente significa “ciò che non si può sciogliere”. L'Assoluto non può essere sciolto perché ogni sua componente costitutiva è radicata sul piano ontologico. È su questo piano che dobbiamo impegnarci a celebrare la ricorrenza di oggi, così come quella di tutti i puri devoti che nella storia si sono fatti portatori di un messaggio sublime, di una conoscenza che salva, che libera, che permette di trascendere la paura in tutte le sue forme e categorie fobiche.
Il mio pensiero corre immediatamente ai piedi di loto di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Swami Shrila Prabhupada, anche lui apparso e scomparso da questo mondo lasciando dietro a sé illuminanti insegnamenti in forma scritta e orale e meravigliose opere.
Gli Avatara, le discese del Divino sulla terra o dei suoi rappresentanti, si manifestano e scompaiono, ma anche prima della loro apparizione e anche dopo la loro scomparsa, queste realtà restano identiche a se stesse. Sono antecedenti alla loro nascita e immortali proseguono la loro esistenza.
Gesù di Nazareth si manifesta in un corpo che sanguina, che si piega sotto il dolore, che muore e risorge. Ognuna di queste manifestazioni divine ha la sua peculiarità e messaggio spirituale specifico da offrirci per la nostra evoluzione. Ecco perché, come spiega la Bhagavad-gita (IV.9) è così importante conoscerne approfonditamente le caratteristiche e, grazie a questa conoscenza sviluppata sul piano più alto della realtà (tattva), avvicinarci con fede, in maniera coerente e rispettosa, al loro modello di vita.
Quella conoscenza diventa saggezza, poi sapienza e infine santità.
Questa è la via indicata da tutte le tradizioni spirituali autentiche per sperimentare quella felicità che non dipende da nessuna condizione esteriore: dalla gioventù, dal denaro, dalla politica, dai figli o dai familiari. Quella felicità che non è più insidiata dalla paura e che, come si canta nella laude “Bhajahure mana” di Govinda das, proviene - intensa e sempre crescente - dalla devozione a Dio.
Le manifestazioni divine fanno la loro comparsa nella storia, entrano nel fiume del tempo, ma rimangono incontaminate poiché appartengono al sempiterno mondo dello spirito. Chi le comprende nel loro senso più profondo si libera dal ciclo delle nascite e delle morti. Esse non sono condizionate dal triguna, né sono soggette alla trasformazione (parinama) che caratterizza l'universo psicofisico: entrano ed escono da questa dimensione al solo scopo di portare un messaggio d'Amore, la Buona Novella. Portano gli strumenti attraverso i quali persone condizionate come noi possono liberarsi, provare l'amore infinito, conoscere la vita in vita e affrontare il passaggio della morte con fede e persino con gioia.
Non solo gli Avatara svolgono quello speciale ruolo di ambasciatori divini ma lo rivelano come accessibile, fattibile, possibile e attraente anche per gli altri, che possono unirsi nel servire la loro missione, che è sempre missione di liberazione. Peraltro le miserie e le angosce degli esseri umani nel fluire della storia, sono sempre le stesse: sofferenza, malattia, vecchiaia e morte.
Dunque, invece che intrupparsi o irrigidimentarsi in qualche cerimonia formale con una partecipazione passiva, è importante comprendere il senso profondo di ricorrenze sacre come quella di oggi. La celebrazione della discesa di un Avatara va preparata nel cuore, nella mente, nell'intelletto. E quando l'intelletto è collegato al Supremo, sfortuna o fortuna, sfavorevole o favorevole, doloroso o piacevole, non modificano più il nostro sentire profondo, sempre collegato alla superiore realtà dello Spirito (vd. Bhagavad-gita II.50).
Tutto è del Signore e la perfezione della vita è mettere tutto al Suo servizio. Non conta molto se uno è cristiano, buddhista o krishniano. Quel che conta sono la coerenza e la purezza della sua vita. La rigorosa coerenza con cui si segue la via tracciata dall'Avatara.
In un giorno come questo noi celebriamo le glorie di tutti coloro che, messaggeri e inviati da Dio, hanno portato un messaggio che non è fatto solo di materia scritturale ma di retto comportamento e di pura devozione. Coloro che hanno avuto il coraggio di amare. Il coraggio di amare tutti, sempre. Il coraggio di perdonare. Il coraggio di perdonare tutti, sempre. Che oggi sia la festa dell'amore e del perdono! Amore e perdono costituiscono l'essenza di tali ricorrenze sacre. L'uno senza l'altro non è dato. Se non si riesce ad amare non si riesce a perdonare. Può amare solo chi perdona. Può perdonare solo chi ama.