La responsabilità della consapevolezza
I testi sacri della tradizione Vaishnava ci spiegano che stare con i devoti e servire il maestro spirituale è un privilegio che tocca dopo numerose vite, così come poter adorare le Divinità o studiare gli Shastra. Occorre la consapevolezza di tale privilegio per trarre massimo beneficio da tale inestimabile opportunità, ed evitare d’incorrere in quelle offese che sono come un fuoco che brucia e distrugge dentro.
Per recepire e far nostri i sacri insegnamenti occorrono raccoglimento, rispetto, umiltà, devozione, un sincero spirito di servizio che ci permette di esprimere la nostra gratitudine attraverso fatti concreti; solo in questo modo possiamo entrare in contatto con i sacri testi o con il maestro spirituale non superficialmente, ma assorbendo quel flusso di ispirazione divina che ci giunge quando il nostro cuore è pronto per accogliere l’infinita divina misericordia.
Se non c’è un’attitudine umile e devota, se non ci accostiamo a queste Realtà con la consapevolezza dell’immenso privilegio che abbiamo, rischiamo di commettere gravi errori e infine perdere il gusto per la Sadhana-bhakti, per gli Shastra, per il Sat-sanga, per il Prasada e per altri incommensurabili doni divini. Così, pur disponendo di una grande fortuna, finiremmo per dilapidarla.
Impegniamoci dunque a prendere consapevolezza della grandezza di quel che ci è stato offerto e della rarità di stare con persone che hanno dedicato la loro vita al raggiungimento dell’Amore per Creatore, creato e creature. Pratichiamo con fede e sincerità la purezza, la semplicità, l’Amore per Krishna e tutti gli esseri. Il vaishnava opera nel mondo per offrire a tutti l’opportunità di fare questo percorso; il bhakta non è colui che si rinchiude in una caverna o in un albero cavo come un misantropo, ma è attivo tra gli uomini nel sentimento della compassione per ispirare tutti ad armonizzarsi con l’universo e a fare l’esperienza della Vita prima della morte. Questa esperienza non la si può fare se non ci si risveglia spiritualmente, se si mantiene l’illusione di diventare felici nella materia con la materia.
Grazie a Dio abbiamo ricevuto da Shrila Prabhupada e dagli Acarya precedenti non solo insegnamenti teorici ma anche il loro esempio e modello di vita; abbiamo potuto vedere come si sono comportati di fronte alle acclamazioni e alle denigrazioni, nella salute e nella malattia, in momenti di abbondanza e ristrettezza. Dovremmo perciò essere grati al Signore perché in questa vita abbiamo ricevuto tutti gli strumenti necessari per compiere il nostro viaggio spirituale e giungere a destinazione.
Ci saranno ancora prove da superare, curve pericolose e insidie lungo il percorso? La risposta è SI! E non potrebbe essere altrimenti fintanto che viviamo in un mondo così mutevole e comunque impermanente. In questo viaggio dalla nascita alla morte abbiamo l’opportunità di apprendere tante lezioni, anche dalla sofferenza, per trasformare la nostra vita in senso evolutivo e raggiungere le vette luminose della coscienza e della realizzazione nel sentimento puro dell’Amore.
Gli Acarya ci descrivono il traguardo parlandoci di una vita libera, d’immensa felicità, senza la costrizione del tempo e dello spazio e soprattutto senza la presenza della morte. Le loro parole e realizzazioni richiamano un’aspirazione che è nel cuore di ciascuno di noi: l’aspirazione alla piena consapevolezza, alla libertà, alla giustizia, all’immortalità, alla beatitudine, all’Amore. Nella misura in cui con fede ci dedichiamo alle pratiche spirituali, in proporzione a quanto ci abbandoniamo a Dio e intensamente desideriamo evolvere, potremo liberarci dalla rete di Maya grazie all’intervento divino e realizzare la Prema-Bhakti.
Nella Bhagavad-gita (IX.34) Shri Krishna insegna ad Arjuna e ad ognuno di noi:
“Pensa sempre a Me, diventa mio devoto, offrimi gli omaggi e le tue opere. Completamente assorto in me, sicuramente verrai a me.”
Matsyavatara dasa