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Postfazione di Shriman Matsyavatara Prabhu al libro di Satsvarupa Maharaja 'Japa Transformation'

Da una postfazione normalmente ci si attende una sintesi dell'opera, un orizzonte di senso ultimo. Ma non è questo il nostro caso.
Consapevole di espormi al biasimo di coloro che vorrebbero sottrarsi alla fatica dell'esperienza diretta, e quindi alla responsabilità di veramente conoscere, mi sia consentito esprimere sommessamente, e con rispetto dei razionalissimi occidentalisti in servizio permanente, due elementari e contrastanti sentimenti: preoccupazione e speranza.      
Il primo, nei confronti di quei lettori che, positivisticamente agguerriti, abbiano creduto di poter cogliere il contenuto intimo di questo libro mediante la sola comprensione intellettiva; il secondo, nei confronti di quei lettori che, affascinati dalla promessa di beatitudine e ispirati dalle citazioni scritturali, abbiano deciso di spiccare il volo verso la fulgente luce che irradia dalle più alte e candide vette della Coscienza. E ciò nonostante quegli ostacoli e pericoli che l'Autore abbondantemente, quasi puntigliosamente, in qualità di pellegrino lui stesso in faticoso cammino, con scrupolo ed onestà ci descrive.

Il contenuto narrativo di 'Japa Transformation', pur presentandosi senza pretese estetizzanti, fin dall'inizio mostra una sua originale specificità che lo trae fuori dalla 'manualistica' di maniera e lo colloca su di un piano differente rispetto alla dilagante moda scientista e New Age.
La specificità di questo libro di Satsvarupa Goswami, gemmato all'interno dell'antica tradizione spirituale della Krishna-bhakti, di cui è egli stesso un Maestro, risiede propriamente nel suo essere testimonianza di chi sta facendo un lavoro giornaliero su se stesso e che sta vivendo un processo trasformativo della coscienza fino all'agognata promessa, intravista e talvolta sfiorata, seppur non ancora stabilmente raggiunta.
La meta è dichiaratamente sul piano trascendente e, seppur vissuta 'qui ed ora', è in una dimensione 'altra', cui si accede attraverso la graduale purificazione della coscienza in forza della Grazia che scaturisce dalla pronuncia dei Nomi divini (Hari-nama-japa) e dall'ardente meditazione su Dio. L'Autore ci descrive un percorso non affatto privo di momenti di scoraggiamento né scontato di successo finale. Vale a dire: una meta non facile da conseguirsi ma irresistibilmente affascinante e, anche se solo parzialmente raggiunta, appagante in maniera impareggiabile, poiché conduce il lettore-praticante a fare esperienza progressiva d'ineffabile felicità, sapienza divina e amore immortale.
Il lettore, se veramente desidera 'capire' questo libro, cioè nutrirsene intimamente, dovrà farsi lui stesso pellegrino, o piuttosto 'essere alato' per accedere a quelle luminose vette della coscienza che custodiscono l'inesauribile tesoro dell'amore divino (prema-bhakti). E questo può accadere, lo sappiamo bene, solo se la comprensione intellettuale si lascia pian piano integrare, plasmare, e infine trascendere, dall'esperienza spirituale autentica.

Matsya Avatara dasa

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